Andiamo al Cinema (un po' in ritardo).
Una favola romantica al sapore d'oriente, dove l'amore espresso al massimo delle sue sofferenze è protagonista. La regista Marjane Satrapi con Vincent Parronaud torna ad incantare il pubblico con un film tratto da una sua grafic novel passando dal bianco e nero dell'animazione di Persepolis al carne ed ossa, colorato e sognante di Pollo al prugne.
Protagonista è Nasser Ali famoso e riconosciuto violinista che decide di stendersi a letto e aspettare la morte, che secondo i suoi calcoli arriverà a trovarlo in otto giorni. Il motivo? Futile, sembrerebbe, la rottura dell'amato violino e l'impossibilità di trovare un degno sostituto. In questi otto giorni Nasser ripensa alla sua vita e indaga, per quanto possibile, il futuro dei suoi cari: vediamo quindi i suoi bimbi ormai adulti ma anche il passato di una moglie devota e mai amata. E così facendo scopriamo poco a poco che quel semplice violino era in realtà un simbolo, un memento, ora fatalmente distrutto che segna così il destino di Nasser.
A dargli corpo è un bravissimo Mathieu Almaric che diverte nella sua interpretazione stralunata e sofferta, così come gli altri attori tra cui spicca Chiara Mastroianni anche se il personaggio che ruba la scena (nonostante i pochi minuti di comparsa) è l'angelo della morte Azrael, capace di terrorizzare e divertire al tempo stesso.
Al di là della trama, comunque del tutto particolare, Pollo alle prugne ha il suo tocco distintivo nella messa in scena con il cambiamento di registro, come tante preziose fiabe, a caratterizzare ognuna delle digressioni alla storia principale. Così si trovano insieme cartoni animati, parodia dei filmini americani, poetici colori a rappresentare avventure, ricordi e sogni in cui c'è spazio anche per il potere erotico della nostra Sofia Loren. Tutto questo per raccontare uno struggente amore, incorniciato nei luoghi da favola della Persia degli anni '50. Da non perdere.
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