Andiamo al Cinema
C'è Mike Mills alla regia e alla sceneggiatura che sceglie come sempre una storia piccola, di famiglia.
C'è Joaquin Phoenix protagonista, forte di un Oscar dovuto, che sceglie un personaggio distante da Joker.
C'è il bianco e nero poetico, che fotografa la bellezza dell'America meno da cartolina tra Detroit, New York, Los Angeles e New Orleans.
Ci sono i bambini, i ragazzi, intervistati dal vero da Joaquin Phoenix a parlare di sé, delle proprie paure, dei sogni e del futuro.
E c'è Jesse.
Un nipote che Johnny non conosce ma di cui è chiamato a prendersi cura.
Il figlio di una sorella con cui ci sono crepe ancora da sanare dalla morte della madre, che deve a sua volta prendersi cura di un marito e padre, bipolare.
Ma come si fa lo zio?
Come si gestisce l'energia di un bambino dalla mente vivida, dalle domande scomode, dalle paure nascoste mentre si cerca di capirli, i giovani d'America, attraverso una serie di interviste?
C'è tutto questo, e comunque C'mon C'mon funziona meno del previsto.
Colpisce, meno del previsto.
Colpa mia e di una certa ritrosia nei confronti di Joaquin Phoenix?
No, perché la sua recitazioni qui chiaramente più sincera e spontanea, me lo rende nuovamente simpatico, tanto da farmi far pace pure con Gaby Hoffmann.
Colpa dei bambini come Jesse, così frenetici petulanti, esasperanti?
In parte, che facile amarlo questo bimbetto fin troppo libero, non è.
Ma credo che la colpa di questo amore mancato, di questo centro perfetto evitato, nonostante l'ottima fotografia, nonostante le ottime prove degli attori, sia da imputare alla sceneggiatura.
Che si affida alle improvvisazioni e alle risposte aperte dei vari intervistati, che con così tanto materiale a disposizione sembra non voler tagliare niente, riempiendoci di risposte che spazio e silenzio per rifletterci su, lo meritavano.
E in fondo, colpa anche di una storia e di un mezzo come le interviste non troppo originali.
Da Pasolini a Veltroni, sì, Veltroni, le interviste dei più piccoli catalizzano l'attenzione, ma qui vanno solo a intralciare una piccola storia di riavvicinamento e redenzione fra una sorella e un fratello, uno zio un nipote, un uomo solo e il suo io bambino, che resta tristemente in superficie.
Mike Mills c'aveva abituato a sceneggiature più intime, che riflettevano la sua vita da figlio e la sua adolescenza.
Qui, in cerca di ispirazione a partire dai più giovani, sembra perdere la rotta.
Voto: ☕☕½/5
Già sai. Che noia, che delusione. Ma che bianco e nero!
RispondiEliminaAvessero tagliato un po' di interviste... invece no, nemmeno nei titoli di coda.
EliminaPeccato per la presenza eccessiva delle interviste, che appesantisce il tutto, però tutto sommato gli ho voluto bene. Agli zii non riesco a resistere. :D
RispondiEliminaQui è il cuore di zio che parla, il cuore di chi c'ha visto del potenziale sprecato e appesantito, invece, non ci casca.
EliminaMmh, non mi hai certamente invogliato a cercare questo film di cui non sapevo nulla. Ma davvero Veltroni?
RispondiEliminaNon ho avuto il coraggio di vederlo, ma il suo documentario "I bambini sanno" è quello che fa Joaquin in questo film: intervistare ragazzi.
EliminaNon è strepitoso, però un'occhiata la merita comunque.