Andiamo al Cinema su Netflix
Una casa.
La sua trasformazione nel tempo, nelle mani di registi e sceneggiatori diversi.
Un'idea semplice, che si può sviluppare in mille modi diversi e che Emma de Swaef e Marc James Roels, Niki Lindroth von Bahr, e infine Paloma Baeza hanno deciso di portare in scena in stop-motion e con venature horror.
Quello che è un film ad episodi e che doveva essere una miniserie, non sembra avere un focus preciso, né una casa che -nonostante gli intenti iniziali- lega le storie fra sé.
Un'ambientazione come un'altra per dar vita ad incubi, non di paura, però, bensì di ansia.
Che forse, per me, sono peggio.
I
And heard within, a lie is spun
L'origine di una casa.
Un patto che sembra fatto con il diavolo, una sorpresa troppo bella per essere vera: una casa in regalo.
Realizzata da un architetto/artista che pone l'unico veto di poter realizzare e apportare tutte le modifiche del caso.
I "fortunati" sono i componenti di una famiglia povera, almeno agli occhi della famiglia aristocratica che il marito/padre ha tradito.
Ma, nel trasferirsi su di una collina, in una casa che cambia forma, che sembra regalare tutto, camerieri compresi, e che si fa un'ossessione, qualcosa di sinistro c'è.
Come la piccola Mabel, guardiamo tutto e tutti con sospetto.
La tensione accumulata, gli spauracchi che sembrano dietro ogni angolo, e un architetto che fa paura, lasciano un senso di insoddisfazione all'arrivo della fine, in cui è naturale chiedersi: tutto qui?
Punto di forza, però, un'animazione in stop-motion da favola, che aumenta l'aria tesa che si respira.
II
Then lost is truth that can't be won
La vendita di una casa.
Una casa che è però da sistemare, che diventa un'impresa impossibile per il suo proprietario temporaneo (un topo antropomorfo), indebitato fino al collo, che spera di fare bella figura anche se i tempi sono stretti e un'infestazione di scarafaggi mette a rischio la sua giornata di visite.
Scarafaggi che non riesce a sconfiggere, che si impossessano in modo nuovo della casa lasciando il protagonista in preda ai suoi attacchi isterici d'ansia.
Raccapricciante per rumori e idea, la stop-motion regala però personaggi poco amichevoli.
III
Listen again and seek the sun
L'abbandono di una casa.
Una casa che doveva essere fonte di reddito per una giovane ereditiera che non riesce però a tenerla in sesto né a farsi pagare dai due soli inquilini rimasti.
Sarà che il mondo, lì fuori, è in rovina?
Che il livello del mare è salito e minaccia la casa e non solo?
Questo non ferma però la testarda Rosa, che non si fida, non ascolta, non vuole cedere alle richieste di inquilini che sono quasi amici, di lasciare andare le sue radici.
Una metafora che già Up aveva affrontato, e che qui genera nuova ansia.
Molto meno spaventoso rispetto agli altri, qui le venature horror non si fanno sentire, quelle ambientali, romantiche e anche metaforiche, sì.
Anche se i gatti in stop-motion non incontrano i miei gusti estetici, di gran lunga l'episodio migliore.
Resto pur sempre una gattara romantica.
Il risultato?
Una sufficienza strappata più per la tecnica che per il racconto.
Più per l'atmosfera che per la storia.
Forse ad episodi separati, con ulteriori declinazioni, il progetto poteva avere più mordente.
Ci saranno altre case nel futuro di Netflix?
Tutto sommato spero di sì.
Voto: ☕☕½/5
Ovviamente io invece l'ho adorato. E l'episodio dei topi ha rischiato di uccidermi, non tanto per i topi ma per l'angoscia e quegli orrendi scarrafoni ballerini.
RispondiEliminaL'angoscia del povero topo venditore si è fatta sentire, ma niente, sono le case "stregate" con i loro angoli bui e stanze misteriose a farmi davvero paura.
EliminaL'operazione e l'amata tecnica in stop-motion vale più delle storie, ma alla fine si fa ricordare.
RispondiEliminaUn seguito, quasi quasi, me lo aspetto.
Mi sono fermato al primo episodio.
RispondiEliminaChe mi ha spaventato per la sua noia, più che per il resto. XD
Il terzo però potrebbe essere più nelle tue corde gattare, prova a dargli una chance.
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