8 novembre 2022

House of the Dragon

Mondo Serial

Fan Fan FanFanFan Fan...
Ritorniamo lì dove si era deciso di non mettere più piede, ma anche lì dove aspettavo al varco George R. R. Martin, che si gode giustamente i suoi soldi, lasciando mozza una saga letteraria finita nel peggiore dei modi in TV.
Perché la delusione, per le ultime stagioni di Game of Thrones, si fa ancora sentire, e così si torna ad Approdo del Re, 172 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen, con sensazioni contrastanti.
Con aspettative da tenere a bada, che sempre di draghi, guerra, rapporti pericolosi e una nuova serie TV dal budget stratosferico e dal cast altisonante, si tratta.
Ma anche con l'arco puntato, pronto a scoccare frecciatine visto come la serie principale è andata a scadere, visto come altri progetti costola sono affondati prima di cominciare, visto che si tratta di un prequel tratto da fredde cronache di date e di eredi.


La difesa si è tenuta alta, e con i primi episodi lenti e sonnolenti, chiusi ad Approdo del Re con un re poco carismatico, con draghi poco ammalianti, ci si chiedeva tra uno sbadiglio e l'altro come potesse evolvere la situazione.
Ma poi, alla faccia del dipanamento di trame e sottotrame, di giorni che passano in anni in GoT, House of the Dragon preme presto sull'acceleratore, puntando su recasting non propriamente efficaci, e portandoci nel cuore del dissidio: un trono conteso da una figlia e da una moglie, ex migliori amiche, una casata in disparte a cercare di capire da che parte stare, amanti e figli bastardi e i soliti incesti per cui Martin e i Targaryen vanno tanto fieri.
E così, dopo un primo salto di 3 anni, poi di 10 e un ulteriore di 6, la serie inizia a mettersi a fuoco, a scaldare gli animi e a scoprire le sue carte.


Da una parte, viene da dire: finalmente, perché gli ultimi 3 episodi sono tesi, sono machiavellici, e sono pieni di draghi come si sperava.
Peccato, viene da dire però, perché l'inizio lento azzoppa un po' l'entusiasmo, e il doppio recasting dei figli, sbagliato per età e fisionomia, non aiuta ad orientarsi o ad apprezzare appieno lo sforzo produttivo.
Fortuna che sono gli attori, gli adulti, a rendere una sceneggiatura spesso scarna degna di essere seguita: bastano sguardi, bastano silenzi o semplici pose di spalle, per capire la densità del momento.
Si è chiaramente puntato sulla bravura di Matt Smith che in coppia con Emma D'Arcy fa scintille, Paddy Considine, Rhys Ifans e anche se le sue faccette risultano spesso indigeste, anche di Olivia Cooke.
A dimostrare ulteriormente la differenza con la costola madre, dove erano le storie, più dei personaggi, a intrigare, con la bellezza a venire prima della bravura nel più dei casi.


Anche se una sola casata si segue, intrecciata con i Velaryon, House of the Dragon riesce infine a convincere, di mezzo ci sono i momenti-drago che risollevano anche la puntata più sciapa, ma di fronte alla commozione che un re morente sa dare dopo aver saputo dire così poco (facendo di The Lord of the Tides (1x08) l'episodio migliore), di fronte a un finale doloroso dove la guerra è quanto mai imminente, quella parte entusiasta riesce a zittire la parte diffidente.
Tengo gli scudi alti, ma l'attesa per la prossima stagione è frenetica.

Voto: ☕☕/5

3 commenti:

  1. Per una volta, temevo un fanservice più servizievole, invece riesce comunque a smarcarsi e avere dignità. Incredibile come cresca, episodio dopo episodio, dalla noia all'entusiasmo, anche se cauto.
    Gli Anelli sono lì che mi aspettano, ma mi sono ripromessa di leggere finalmente Tolkien e voglio arrivarci senza influenza visive :)

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  2. E pensare che io mi sono fermato, un po' per noia e un po' perché ci sono troppe altre serie da vedere, proprio prima degli ultimi 3 episodi. Mi toccherà finire la stagione, anche se non c'ho molta voglia...

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    1. Dagli fiducia, il meglio è riservato alla fine e mette in piedi un bel lavoro per la prossima costosissima stagione. Quanto ai millemila titoli da recuperare, capisco l'affanno.

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