Questa faccia buffa ha continuato ad apparire sui miei social per mesi.
Un'espressione che a ben guardare, poteva anche non essere buffa.
Occhi chiusi, ad escludere il mondo.
Ostinati.
Quasi a non voler cedere a una preghiera.
Quello che ci scopri, dietro, è la finalista del Premio Strega e vincitrice del Premio Strega Giovani, che racconta se stessa, anche se mette le mani avanti, chiude gli occhi tra vergogna e indecisione, e ammette che non c'è niente di vero, giocando con il suo nome.
Lo dice fin da subito, Veronica detta Verica, che quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia deve avere paura.
E così, vero o non vero, non lascia fuori nulla della sua infanzia noiosa, della sua famiglia strana, della sua adolescenza scalmanata e del suo presente senza fissa dimora.
Tutto ruota attorno a Roma, però, e a Berlino, una seconda casa a casa di altri che diventa una fuga necessaria quando la capitale, la famiglia, si fanno sentire come di troppo.
Tutto ruota attorno a lei, alle sue ostinazioni e ai suoi sogni derivati da letture e film, a una madre apprensiva e ingombrante, a un padre che costruisce muri, a un fratello con cui essere sempre in competizione, scrittore pure lui.
I capitoli, brevi, sono stralci di questa vita famigliare, sono pezzi di vita che prendono forma e si fanno storie, a raccontare del complicato rapporto con i bagni, con gli uomini, con il sonno e con la maternità.
Di fughe impossibili con la scusa di prendere un gelato, dell'ossessione dei numeri e dell'amore per un nonno con cui sognare la campagna.
Di sogni da idealizzare, di una madre dai superpoteri nel localizzarla, di amiche riconosciute, perse, ritrovate.
La si beve con incredibile facilità questa verità falsata, cercando di stare dentro queste brevi storie prendendole come singoli racconti, ma allo stesso tempo volendo uscirne per averne ancora, pagina dopo pagina.
E c'è inevitabilmente tanto dolore in mezzo a questa vita, che passa attraverso lutti, solitudine, separazione degli affetti e il cercare di raccoglierli qui, in un'autobiografia romanzata, a cui chissà se credere.
Costruisce film, Verica, e lo fa a nostro uso e consumo, deliziandoci con quella faccia buffa.
Ma sotto queste storie buffe, queste situazioni che tra travestimenti, romanticherie e vita bohémienne, si sente quell'ostinazione, quella distanza presa con cui ci si trova sempre a fare i conti.
Ed eccoli qui, racchiusi in una biografia che spinge, più che a desiderare di aver vissuto questa vita, di averla scritta così, in modo dolorosamente leggero.
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