21 novembre 2022

Il Lunedì Leggo - Il Colibrì di S. Veronesi

O il libro o il film.
Una regola per me, che solo raramente ho infranto.
Questa volta no, non ho voluto dare retta a Archibugi, a Favino, a Smutniak, a Nanni Moretti, ma viste le lodi, visti i premi, ho colto l'occasione dell'uscita del film, per cercare il romanzo.
E posso dirmi nel giusto.
Perché le parole, contano.
Perché la struttura, a tratti confusa, che va avanti, molto avanti, e che va indietro, molto indietro, come la trasporti tra flashback e flashfoward?
Perché il ritmo, il cambio di voce, di tono, sono su carta così forti da non riuscire ad immaginarli diversamente.
L'adattamento, chissà com'è stato.
Non credo lo saprò mai.


Chissà come hanno reso le numerose mail che Marco Carrera manda al fratello in America, o le lettere che riceve da Parigi dalla sua amante impossibile o gli elenchi di quello che una casa in vendita, di una famiglia finita, rappresentano.
E poi ci sono i capitoli fiume, quelli che raccontano finalmente cos'è successo e cosa succederà, che hanno la forza del narratore onnisciente, che sorvola sui suoi personaggi, che li conosce e li spoglia delle loro false maschere, mettendo a nudo i dubbi, i rimorsi, i dolori. La vita.
E quanto dolore prova, un uomo che come un colibrì mette tutte le sue energie nello stare fermo.
Mentre il mondo cambia e lui si ritrova così cambiato a sua volta, senza davvero volerlo.
Come la spieghi la vita di un uomo costellata dai lutti, dalle scelte sbagliate, dai sensi di colpa, che si ritrova a confessare allo psicanalista dell'ex moglie, lui che gli psicanalisti non li ha mai sopportati?
Come lo spieghi l'uomo del futuro, Miraijin, che è però una donna, che è una figlia e una nipote?
Ecco, forse proprio Miraijin non me la spiego, forse quel salto nella modernità, nei social e nei messaggi che influenzano un mondo, non lo perdono facilmente a Veronesi, che mi aveva incantato Ai Mulinelli e nelle ricostruzioni di un passato traumatico per la famiglia Carrera, per lo iettatore di professione, per un amore non consumato lungo una vita, che mi hanno fatto esclamare: wow!

E l'ho ripetuto, questo wow, nei ringraziamenti finali, dove uno scorcio al suo metodo di scrittura, alle influenze e agli omaggi contenuti fra le pagine, hanno illuminato il suo mestiere.
Rendendo Il Colibrì un romanzo con la forza del romanzo, inimmaginabile su schermo.
Non succedeva da un po', di perdermi così nelle vite degli altri, di osservare dall'alto, di muovermi nel loro passato, nel loro presente e nel loro futuro, stando ferma.
Come un colibrì.
Trovando conforto nella vita semplice di un uomo semplice, che nelle mani del narratore giusto, diventa speciale.

1 commento:

  1. Già sai, un pezzo di cuore. Voglio tatuarmi da anni un colibrì.

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