15 novembre 2022

Doppio Murphy: Dahmer - The Watcher

Mondo Serial

Chi lo ferma più Ryan Muprhy?
Il produttore che da solo sembra reggere Netflix, che sforna idee per serie antologiche ogni mese, che racconta pezzi di storia americana, di incubi e di orrore?
Io che lo temo e che non sempre lo reggo, ho voluto dargli nuovamente una chance.
Anzi, due.

Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story


Ho un passato non troppo sospetto di appassionata di serial killer.
Formulo meglio: appassionata di storie di serial killer, con trasmissioni a tarda notte registrate che raccontavano gli efferati omicidi di efferati assassini, perlopiù americani.
La storia di Jeffrey Dahmer, mi era quindi nota.
La voglia di approfondirla, dopo il già intenso My Friend Dahmer che si fermava poco prima delle sue pulsioni, a mostrare i travagliati anni liceali con la famiglia allo sfascio e le malsane abitudini a raccogliere animali morti lungo la strada, non era poi tanta.
Poi, puntuali, sono arrivate le polemiche per il nuovo show di Netflix: e l'umanizzazione di un assassino, e il fascino che questo male aveva su giovani abbonati per colpa del bel faccino di Peter Evans, e i costumi di Halloween, e le famiglie delle vittime nuovamente indignate per l'attenzione non richiesta che ricade su di loro, sul non coinvolgimento nella fase di produzione e via così.
Ovvio che volevo rimanerne distante.
Ovvio che ne sono stata stuzzicata, però. Anche perché i pareri positivi, nonostante tutto, non sono mancati.


E allora, via, di nuovo a Milwaukee, di nuovo a conoscere un ragazzo solo, un adolescente e poi un adulto, disfunzionale, dai genitori litigiosi e assenti, dalle pulsioni necrofile, dall'empatia che manca e uno spiccato alcolismo.
Si parte dalla fine.
Dall'arresto di Jeffrey Dahmer che arriva quando una sua potenziale vittima riesce a fuggire. A chiamare la polizia, che lì lo riporta e che finalmente fa il suo dovere: lo arresta, scoperchiando un caso difficile da gestire e da digerire.
Corpi smembrati, corpi conservati, corpi mangiati e corpi fotografati. 
Tutto in un piccolo appartamento maleodorante, con vicini tanto attoniti quanto sollevati viste le insistenze di settimane e mesi per controlli mai avvenuti ma che non immaginavano un tale incubo.


Si parte da qui, e si va indietro.
A raccontare però non solo la difficile adolescenza e la discesa nelle pulsioni più ingiustificabili di Dahmer, ma spezzando il punto di vista fra padri con sensi di colpa, vicine di case tormentate e pure alcune di quelle vittime, con l'episodio Silenced (1x06) dedicato a Tony Hughes, con cui Jeffrey ebbe una storia, emotivamente difficile da sostenere.
Lo si umanizza, certo, un mostro che resta un essere umano.
Si cercano di carpire indizi, sospetti, colpe, ma si fa soprattutto un lavoro dignitoso a favore di quelle vittime e delle loro famiglie, mostrandoci l'inefficienza e le inadeguatezze della polizia e del sistema giudiziario.
L'indignazione è forte, e anche se si prova pena per un serial killer cannibale, questa è data dalla mancanza di supporto psicologico chiaramente necessario non avuto nemmeno dopo un primo arresto, non certo per quanto fatto.


Lontano dagli eccessi, dalla patinatura e dai luccichii a cui Ryan Murphy e Netflix ci avevano ultimamente abituato, questo suo primo Mostro è mostruosamente ben fatto, non solo a livello di ricostruzione e di narrazione, ma anche di recitazione, con lo splendido Evan Peters a mangiarsi il resto del cast, che tra Richard Jenkins e Niecy Nash non sono certo da meno.
La coda finale, dedicata a fan adoranti, a turismo macabro e alla spettacolarizzazione del caso, non è a quanto pare servita da monito a una nuova generazione di malati del crime che è al momento l'unica responsabile per aver rovinato una serie TV qualitativamente impegnata.

Voto: ☕☕/5



P.S. Per approfondimento, mi sono vista anche la docuserie Conversations with a Killer: The Jeffrey Dahmer Tapes, che ha dal suo il fatto di farci sentire per la prima volta le vere dichiarazioni fatte da Dahmer all'assistente del suo avvocato, al suo primo caso in carriera.
Peccato che siano continuamente interrotte da interviste che a serie conclusa poco dicono di nuovo, molto di scontato, con una ricostruzione inutilmente spettacolarizzata che infastidisce.


The Watcher

Tanto ho lodato Murphy per essersi allontanato da eccessi, patinatura e luccichii, quanto è bastata la sua seconda creatura, uscita a poche settimane di distanza da Dahmer, per farmi ricordare perché di lui poco mi fido.
Il soggetto, vero, da cui si parte non sarebbe male: una famiglia appena trasferitasi in una villa da sogno in un quartiere da sogno, scopre dei vicini da incubo.
Di cui sospettare, perché nella loro cassetta delle lettere arrivano minacce e richieste inquietanti di un fantomatico Watcher, che li osserva e chiede loro sangue e sacrifici.
Chi è il colpevole?
Come vivere tranquilli scoprendo tunnel nascosti, vicini impiccioni e ingombranti mentre i risparmi di una vita sono finiti in quella casa in cui a fatica dormire?


Risposta, non c'è.
Non chiara almeno.
Ma ad ogni episodi si accuserà con estrema certezza e con urla urlanti, prima uno poi l'altro. Costruendo inutili siparietti, mandando troppo facilmente allo sfascio un matrimonio bollente, tra personaggi patinatissimi e fintissimi.
La brava Naomi Watts, prezzemolina come non mai, convince poco, ma ancor meno fa il sanguigno Boby Cannavale dalle doti culinarie dubbie. In mezzo, tanti personaggini patinati (Mia Farrow, Jennifer Coolidge, Margo Martindale) che tra flashback finti e rivelazioni tutt'altro che shoccanti compongono un quadro fastidioso di quel che le produzioni di Murphy sanno essere solitamente: meme ambulanti di situazioni paradossali.


Il rinnovo di entrambe le serie a una seconda stagione antologica fa quindi temere il peggio, chi saranno i nuovi mostri: noi abbonati, o quel che saprà produrre?

Voto: ☕☕/5

7 commenti:

  1. Trovo inspiegabile il rinnovo di "The Watcher", cioè capisco che il successo porti a questo ma era una miniserie che con quella sua conclusione, aveva delle cose da dire, portarla avanti vorrà dire sprecare quanto di buono fatto, ma sono le regole delle piattaforme. Ben felice che tu abbia gradito "Dahmer", il Ryan Murphy sobrio che ci piace. Cheers!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho ben capito se sarà una serie antologica su un'altra casa "osservata" e se si andrà ad indagare su un altro inquilino tormentato, nel passato o nel futuro.
      Ma si sa che Netflix non molla l'osso di fronte al successo, purtroppo per noi.

      Elimina
  2. Consiglio Inside man (la serie ovviamente)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vista la presenza del mio Dottore preferito, è in lista!

      Elimina
  3. Concordo moltissimo con le tue parole su The Watcher, che ha tutti i difetti delle serie di Murphy. Sono meno concorde su Dahmer che mi è sembrata lenta e soporifera (ovviamente non per la storia vera, ma per come questa è stata narrata)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il mio essere malata di crime mi ha aiutato, ma visti i commenti letti in giro, temevo l'effetto dormiveglia: mi sono mangiata 4 episodi in un giorno, il resto il giorno dopo. Questione di fame, probabilmente.

      Elimina
  4. Io Ryan Murphy continuo ad adorarlo, con tutti i suoi pregi e difetti ben messi in mostra anche in queste nuove serie. The Watcher è assurda e irritante, ma non si può fare a meno di continuare a guardarla proprio per quello. :)

    RispondiElimina