Serie o seriose, decisamente adulte, queste tre serie TV richiedono più tempo e pazienza per essere viste.
Nel bene e nel male:
The Diplomat
In Breve: una diplomatica americana abituata all'azione e alle zone pericolose del mondo, viene mandata nel Regno Unito dove il suo ruolo è ridimensionato, fatto di gala e ricevimenti a cui partecipare.
Che succede?
Succede che è messa in prova per diventare Vicepresidente, che il marito politico con le mani in molte tasche, può sfruttare l'occasione per muoversi agilmente.
Non solo abiti eleganti e etichette da rispettare o infrangere, presto i rapporti in Europa diventano burrascosi, se si mettono di mezzo spionaggi e avvelenamenti.
Siamo su Netflix e quindi si parla anche di matrimoni in crisi, possibili amanti, amori complicati proprio dalla diplomazia.
Chi c'è: c'è la bravissima Keri Russell e trovo strano che nessuno abbia parlato di un nuovo caso capelli dopo Felicity visto come si ostini a tenerglieli sporchi per renderla meno vanitosa. C'è un poco sopportabile Rufus Sewell, e ci sono David Gyasi, Ali Ahn, Rory Kinnear e Ato Essandoh a completare il cast.
Episodio Migliore: il primo, ovviamente, in cui le speranze di una buona serie, dal ritmo serrato, dai temi importanti e dagli intrighi intriganti è alta.
Certo, si deve sospendere la credibilità dietro collocazioni decise all'ultimo minuto e future nomine alla cieca. Siamo pur sempre su Netflix.
Funziona? Non per me.
Non così.
Se gli intrighi internazionali hanno la loro presa e i dialoghi veloci fanno la loro parte, questa perde di forza se ci si mette di mezzo di continuo un matrimonio burrascoso, scenette di gelosia e flirt buone per tenere a bada gli ormoni impazziti degli abbonati che ormai questo si aspettano da una serie Netflix. Che noia, che spreco.
Tornerà? Il finale più che aperto è un invito alla seconda stagione.
Che non credo avrò voglia di seguire.
Perry Mason - Stagione 2
In Breve: dopo l'intricato caso di infanticidio, Mason è diventato un avvocato a tutti gli effetti che sta distante dai casi di cronaca.
Ma quando alla sua porta bussa la famiglia i cui figli sono accusati dell'omicidio a sangue freddo di un facoltoso imprenditore, Mason cambia idea, anche grazie all'avvocato in divenire Della Street.
Nella Los Angeles corrotta non mancano gli intrighi, con mani sporche da lavare e veri colpevoli da trovare.
Chi c'è: ancora lui, Matthew Rhys, ancora lei, Juliet Rylance, più Chris Chalk, Shea Whigham e Katherine Waterston.
Momenti Migliori: quelli in tribunale, ovviamente.
Spiace per le indagini, per le feste e per i weekend romantici, ma è al cospetto di un giudice che la mia attenzione si focalizza.
Funziona? Sì, ma non del tutto.
Rientra per me nella categoria delle serie TV girate e interpretate in modo magistrale, con la fotografia e le ricostruzioni di ogni settore a rubare la scena alla storia, che non ha la giusta presa, annoia senza un vero motivo se non si è in giornata.
Mi spiace.
Tornerà? Una terza stagione non è ancora stata confermata, ma di casi da riadattare ce ne sono parecchi ancora e l'approvazione della critica dovrebbe bastare a HBO.
Spero solo in un ritmo più avvincente.
Non serrato, semplicemente coinvolgente.
Slow Horses - Dead Lions
In Breve: poco è cambiato per gli agenti dislocati a Slough House, pochi casi da seguire, poco lavoro, qualche faccia nuova da conoscere e qualche lavoro esterno per non perdere il vizio.
Finché non muore un vecchio agente, finché la sempre ventilata ma mai confermata presenza di spie russe dormienti e in incognito su suolo inglese si presenta portando Jackson Lamb e il suo team ad indagare.
Anche perché uno di loro ci lascia la pelle.
Chi c'è: ancora lui, il viscido, maleodorante Gary Oldman in un ruolo in cui si cala divertendosi, si vede.
E c'è il fido Jack Lowden per cui ho una cotta che non nascondo, Kristin Scott Thomas e gli altri macchiettisti agenti Saskia Reeves, Dustin Demri-Burns, Rosalind Eleazar, Paul Higgins e Christopher Chung.
Episodio Migliore: il finale, ad alto tasso di adrenalina, dove Londra è sotto attacco, dove ancora una volta è tutto nelle mani degli agenti più bistrattati d'Inghilterra.
Funziona? Sì, e a questo giro convince più della prima stagione.
Sarà che lì c'erano presentazioni da fare, sarà che un rapimento ha meno sostanza rispetto al gioco delle spie di un tempo, ma questa seconda stagione gira subito nel verso giusto, mantenendo un ritmo alto, giocando con lo spettatore e le mosse da prevedere.
Tornerà? Sì, AppleTv+ non si lascia scappare un titolo di qualità e l'ha già rinnovata per altre due stagioni.
Voto: ☕☕☕½/5
The Diplomat l'ho vista anche io e concordo. Un grosso spreco. Più soap opera che intrigo internazionale. Alla fine poi ho trovato insopportabile anche lei, non seguirò la seconda stagione.
RispondiEliminaNetflix non vuole saperne di togliere le parti romantiche con tanto di vestiti da urlo, e così perde una serie che aveva del potenziale. Non andrò avanti nemmeno io.
EliminaMi ispira molto Slow Horses, mi ricorda una serie che seguivo in tv alcuni anni fa, New Tricks; anche lì veterani della polizia vicini alla pensione bistrattati e derisi che però salvavano sempre capra e cavoli, oltre ad essere simpaticissimi.
RispondiEliminaNew Tricks non la conosco, ma Slow Horses merita più della poca pubblicità che gli fa Apple TV. Oldman è bravissimo, gli altri agenti non sono da meno e gli intrighi crescono. Non ti deluderà.
EliminaCome ti avevo scritto, concordo con te su The Diplomat, una serie verbosa che perde di focus. Mi salto la parte su Perry Mason che comunque voglio vedere anche se ho letto del mancato rinnovo.
RispondiEliminaPer fortuna il caso viene chiuso e la conclusione pur rimanendo aperta non lascia in sospeso. Una cancellazione che non mi addolora, purtroppo.
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