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Una Maggie Moore morta nel piccolo paesino di Buckland è una tragedia su cui indagare.
Due Maggie Moore morte nel giro di pochi giorni, iniziano a creare dei sospetti.
Le cose sono tre:
1. c'è un serial killer fissato con le Maggie Moore
2. un sicario ha sbagliato bersaglio, non era la prima Maggie, era la seconda
3. l'assassino è subdolo e intelligente, e dopo aver ucciso la prima Maggie, uccide la seconda per depistare le indagini.
Prima regola se sei il capo della polizia con il cuore infranto, finisci per sospettare del marito, o meglio, dei mariti prima di tutto.
Uno fedifrago, l'altro malvisto da una vicina con il cuore spezzato a sua volta, che potrebbe diventare più di una semplice testimone.
La verità, noi spettatori, già la sappiamo.
Un marito imbranato in mezzo a giri loschi, sicari sui generis, cassiere svogliate in un paesino di provincia: si pensa subito ai fratelli Coen.
Buckland non è Fargo, non c'è la neve e Nick Mohammed con il suo black humor anche troppo black, non è Frances McDormand.
Ma è il modo in cui si cerca di confondere le acque, il modo in cui quel poliziotto indaga aprendo anche il suo cuore a quella vicina e alla scrittura creativa, a interessare.
È una commedia nera strana e caotica, una di quelle commedie a cui Jon Hamm si diverte a partecipare, come se il ruolo dell'ombroso e malinconico Don Draper fosse servito a riportarlo in questo ambiente naturale.
Certo, qui c'è da mettersi al servizio di John Slattery, ex collega d'ufficio che torna dietro la macchina da presa dopo quasi 10 anni.
E c'è pure Tina Fay, che si toglie lo sfizio di andare a letto con Jon, e di tradirlo pure.
Non saranno i Coen, ma è uno Slattery divertente che salva il sabato sera.
Voto: ☕☕½/5
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