11 ottobre 2023

Nowhere

Andiamo al Cinema su Netflix

Un Paese dalle politiche inumane da cui scappare.
La speranza di arrivare in una nazione in cui vivere in pace.
L'unico modo per farlo è farlo in clandestinità, sacrificando i risparmi di una vita, lasciando tutti indietro, anche il dolore per chi non c'è più, affidandosi a chi di soldi ne vuole ancora senza dare nessuna certezza.
Essere caricati, spostati e trattati come animali, chiusi in container, sotto minacce e con la paura di essere scoperti, in attesa di arrivare in un viaggio via mare altrettanto faticoso e difficile.
Non fidarsi di nessuno, mai.
Ricorda qualcosa?


Non stiamo parlando dell'immigrazione di oggi, non stiamo parlando di chi scappa da guerre, da governi totalitari o che semplicemente non ha altro mezzo per raggiungere l'Europa se non per via illegale.
Non stiamo guardando un Io Capitano che smuove coscienze ma non politici che da anni e anni chiudono gli occhi.
Albert Pintó decide di aprirceli, gli occhi, nel modo più semplice: immaginando un futuro in cui a scappare sono donne incinte e bambine, scappano da una Spagna che a causa di carenze di materie prime, fa fuori i più deboli, non accetta altre nascite.
Scappano, allora, Mia e Nico.
Lei visibilmente incinta, impaurita e arrabbiata, lui speranzoso e capace di calmarla. Anche dentro il container in cui si trovano, con altre famiglie, altre donne sole.
Ma tutto andrà storto.
Saranno divisi, Mia si ritroverà sola, sola in mezzo al mare su quel container, a dover gestire una gravidanza agli sgoccioli, una bambina che nasce e la paura di un altro naufragio.
Con lei, solo i suoi ricordi e la sua forza, e delle casse che contengo tupperware, cuffiette, TV e felpe.
Che farsene?


Qui, il film si trasforma. 
Da film di denuncia (che denuncia continua ad essere, che viaggi simili sbarcano ogni giorno nelle nostre coste) diventa un survivor movie, con Mia che costretta a resistere su quel container lo arreda, trasformandosi in una perfetta McGuiver che vive nel mondo di Waterworld.
Quanto può resistere, però?
Quanto ci farà arrabbiare con i suoi piccoli errori che paga caro?
Coinvolge, Nowhere, e lo fa con facilità.
Lo fa non risparmiandoci sangue e ferite, e pure un parto in diretta


La Spagna che spesso sovraproduce per Netflix prodotti dal dubbio gusto, questa volta fa centro e lo fa soprattutto grazie alla bravura di Anna Castillo che regge il film sulle sue spalle senza perderci in bellezza, e alla regia di Pintó che pur eccede in effetti speciali dal dubbio gusto, scene oniriche poco credibili e una colonna sonora a tratti anche troppo drammatica.
Mia, la sua storia, la sua forza e la sua volontà, non hanno nulla di diverso da chi si mette in mare sperando in un futuro migliore in un Paese migliore in cui continuare a vivere.
Se ci spaventano i film in wolof, se rifuggiamo da colori delle pelle che ci fanno sentire troppo in colpa, accettiamo anche i survivor movie capaci di essere politici.

Voto: ☕☕/5

2 commenti:

  1. Ho un debole per questi film, mono protagonista nella cacca e mono location minacciosa, questo è "Io capitano" di genere, visto che il tema è caldo, molto vicino a noi, fin troppo chiacchierato (spesso a vanvera), avercene di film così ;-) Cheers

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    1. Grazie per la dritta che lo stavo mettendo nel filone donne bellissime contro la natura, stile Blake Lively e lo squalo. C'è molto più spessore, per fortuna, che è quello che fa la differenza con me e questi film di genere.

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