Se l'ultima arrivata in tema di viaggi riguarda un film da concedermi in qualche bella sala estera, quella dei libri abbinati al luogo che andrò a visitare è ormai consolidata.
A questo giro, volendo allargare il giro e toccare più Paesi mentre mi limitavo a passare 10 giorni nei miti, rilassanti e bellissimi Paesi Bassi, ho deciso di seguire uno Scià persiano nel suo giro per le Corti d'Europa, il primo a farlo.
A seguirlo, non c'ero solo io ma anche Seyed Jamal, rifugiato dall'Iran proprio ad Amsterdam, professore universitario di Lingue Orientali che assieme a una studentessa che non tiene certo le distanze, cerca di ricostruire e immaginare questo viaggio partendo dai diari dello scià e della sua moglie prediletta, da foto d'epoca, testimonianze e articoli di giornali che quel viaggio appassionante raccontano.
È un salto indietro nel tempo e allo stesso tempo un viaggio nel futuro, con un despota che tiene stretto il suo potere grazie al sangue e alla paura che semina, e che viene accolto in Russia, in Belgio, in Germania, in Olanda, in Gran Bretagna e infine in Francia da zar e re che hanno perso il loro smalto, che sembrano ormai superati dai poteri di politici capaci, da un futuro che bussa sempre più forte sul loro ruolo e su quello dei Paesi in cui regnano.
Siamo, dimenticavo, alla fine dell'800, difficile dare una data precisa in una ricostruzione in cui Jamal volutamente ricama e immagina, e siamo alle porte di una Rivoluzione Industriale dove grandi scoperte e invenzioni stanno per cambiare il modo di vivere del popolo europeo.
Ferrovia, telefono, bagno in casa, ma anche navi rompighiaccio e industrie di cannoni che fanno presagire tempi di guerra prossimi a venire. Ma anche incontri con grandi artisti e pensatori, da Monet a Tolstoj, da Debussy a Pasteur ad allietare e alleggerire le visite formali.
Il suo viaggio è raccontato pari passo agli sconvolgimenti in Europa del 2015, gli attentati in Francia e a Bruxelles, l'insurrezione del nazionalismo e di una destra sempre più xenofoba, con Jamal e la sua assistente a trovarsi in mezzo all'azione mentre aiutano rifugiati siriani, mentre osservano le proteste e le ricerche casa per casa di terroristi in un paragone che parte da un rifugiato che ha trovato una nuova vita altrove e un'ospitalità che sta cambiando.
Facile vedere in Jamal l'alter ego di Kader Abdolah, esule nei Paesi Bassi perché perseguitato dal regime di Komehini e che non smette di pensare alla sua patria, anche quella lontanissima nel tempo, dando le sue stoccate a uno scià non certo bonario.
Un salto nella storia e nella sua complessità, raccontato con la leggerezza degli Hekayat come se ascoltassimo a Shahrazād, in cui la parte più intrigante la gioca la donna, quella Banu moglie preferita e per questo più pericolosa che prende coscienza di sé e anela alla libertà, da trovare al fianco di una certa Adele H., giusto per unire letteratura e cinema.
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