Andiamo al Cinema
Per la madre, Minato è un ragazzo che soffre per la mancanza del padre, che non ha amici, che viene bullizzato non tanto dai compagni di scuola quanto dal suo professore, che lo umilia davanti agli altri, lo picchia pure.
Per questo cerca in ogni modo di farsi giustizia, trovando una Preside e un corpo scolastico contro di lei.
Per il suo professore, Minato è un bullo.
Che appicca incendi, che si prende gioco e che scherza in modo pesante contro il piccolo Eri, studente piccolo e speciale, per questo isolato.
La verità, però, dove sta?
Sta da tutt'altra parte, sta nello sguardo di Minato che sta crescendo in fretta, che si ritrova a dover capire sentimenti più grandi di lui, diversi da lui, verso quell'Eri che è suo amico, ma di cui si vergogna, quell'Eri che gli fa scoprire un modo diverso di guardare il mondo e con cui si costruisce un mondo, protetto e nascosto, dove stare finalmente bene.
Hirokazu Kore'eda è il regista giapponese che mi ha abituato a piccole storie di sentimenti e di famiglie che si creano anche senza legami di sangue.
Con Monster -il titolo originale non troppo intuitivo ma comunque più efficace del banale L'Innocenza- parla di un'età difficile, in cui ci si sente e si viene visti come mostri, parla degli sguardi degli altri, delle loro manchevolezze, e di punti di vista che si ampliano se ci si sforza di aprirli, gli occhi.
Tutti i personaggi di questo racconto a pezzi, hanno i loro segreti, i loro dolori, le loro motivazioni per silenzi e prese di posizione. Anche quel professore, che vorrebbe sposarsi, anche quella Preside, così silenziosa e dura, anche quel padre violento e chiuso, per quanto sbagliate.
Ogni pezzo di questo puzzle che torna indietro, approfondisce, allarga il racconto, trova un senso e trova la sua verità.
In un gioco che non stanca e che resta originale rispetto a tentativi alla Rashomon non sempre riusciti e trova un corrispettivo europeo nell'altrettanto doloroso e speciale Close.
Suona banale, ma suona come le musiche sopraffini di Ryūichi Sakamoto nella sua ultima colonna sonora, perché qui c'è il cuore, c'è la sorpresa dei piccoli gesti e della fantasia di quando si è bambini ad arricchire un mondo dove anche la natura prende la sua parte, in modo catastrofico e poetico in un finale emotivamente difficile da dimenticare nella sua spietata bellezza.
Voto: ☕☕☕☕/5
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