Nel corso della notte degli Emmy di ormai un mese fa, molte cose non sono andate come dovevano andare.
Se sul lato drama la quinta stagione non certo entusiasmante di Game of Thrones ha battuto il finale perfetto di Mad Men, su quello comedy il dato per favorito Transparent (che più che ridere faceva commuovere, e non poco) veniva battuto in molte categorie, compresa quella principale, dalla quarta stagione di Veep.
Veep che già negli scorsi anni si era accaparrato altre statuette alate, soprattutto per la miglior attrice Julia Louis-Dreyfus.
Inutile dire che tutto questo ha stimolato la mia curiosità, e per capire se c'è stata pure qui dell'ingiustizia o meno, ho iniziato questa serie TV.
Solo 8 gli episodi della prima stagione, tenendo conto che la durata è quella tipica delle comedy (circa 20 minuti) davvero poco per riuscire ad entrare, apprezzare appieno e affezionarsi al prodotto.
Siamo nuovamente dentro la Casa Bianca, o meglio, ai suoi margini, è non c'è né Fitzgerald Grant III come presidente, né Frank Underwood. Chi siede nella sala ovale, non ci verrà mai mostrato, perchè la vera protagonista è Selina Meyer, vicepresidente di facciata, incapace, impacciata e fatta fuori dalle decisioni politiche più importanti, con il suo staff.
Dal portaborse e non solo, alla consigliera, dallo sfaticato stratega al nuovo arrivato e arrivista fino alla segretaria interpellata continuamente su un'improbabile chiamata da parte del capo, questo folle mondo politico si muove su un terreno spesso minato, cadendo in gaffe, sviando il gossip, cercando allo stesso tempo di fare del proprio VicePresidente, VP, Veep, una figura più di spicco, o che almeno possa proseguire con le promesse fatte in quella che si presume essere stata una fallimentare campagna elettorale per la presidenza.
Come già in The Brink, l'umorismo utilizzato è quello sottile e ironico che gli americani dedicano alla propria politica, con riferimenti più o meno velati al reale, giochi di parole e frecciatine che arricchiscono i dialoghi densi e veloci che non sono così facili da seguire.
Si costruisce poco a livello orizzontale, poi, molto, troppo, in quello verticale, riprendendo magari qualche spunto, qualche errore strategico, ma sviluppando il tutto episodicamente.
Con questa prima stagione, quindi, Veep si dimostra non essere troppo adatto all'esportazione, e pur avvalendosi di una Julia Louis-Dreyfus in gran forma, più che suscitare simpatia, il più delle volte irrita.
Non resta che sperare che le cose migliorino, almeno, così sembrano promettere gli Emmy di quest'anno.
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