3 gennaio 2020

Frozen II - Il segreto di Arendelle

Andiamo al Cinema

Le tradizioni non si spezzano:
- durante le vacanze di Natale, sempre, si va a vedere un film della Disney.
- il blog, smaltite le classifiche, fatti i calendari sul futuro, riapre parlando di quel film Disney.
In questo caso, tralasciando la delusione di Star Wars, è il ritorno dell'ultimo grande film originale di casa Disney, diventato un tormentone di marketing con genitori che hanno la casa infestata di abiti, colori, giocattoli, tazze, piattini, bambole, ecc. ecc. targato Frozen.
Il successo, però, era meritato.
Il primo capitolo da cui sono passati ben 6 anni era nientemeno che un grande classico Disney, con le principesse, i principi, gli aiutanti buffi, gli incantesimi da spezzare e la magia da governare.
Ma c'erano anche delle novità.
Che non è certo un principe a salvare la bella indifesa, che è un amore diverso a vincere: quello fra due sorelle, due amiche.
Si torna ad Arendelle, allora, fiduciosi verso la Disney stessa e i suoi sceneggiatori, che si sono presi il loro tempo per pensare ad un seguito all'altezza, senza rincorrere -solo- il dio denaro.
Che il merchandising ne macinasse lo stesso, è un'altra storia.



Si torna ad Arendelle, si diceva, e ci s'immerge in una nuova quotidianità fatta di serate a giocare, di ricordi da condividere, di proposte di matrimonio da preparare.
Ma non tutto può andar bene, ovviamente.
C'è una profezia, dimenticata da anni, che torna a bussare.
C'è un richiamo che solo Elsa sente.
E c'è un passato che chiede di essere risolto per svelare così le proprie origini.
Dopo i primi convenevoli veloci e canterini, si entra in azione.
Entrando in quella foresta avvolta nella nebbia, conoscendo e dovendo domare i 4 elementi, per scoprire il quinto.
Venendo a conoscenza di quel passato di guerra e sfiducia che ha portato alla nascita dell'amore fra i genitori di Elsa e Anna.


Della trama si è già detto troppo.
Per quanto a suo modo schematica, intuitiva.
C'è da ammetterlo, infatti: si sentono le forzature qua e là.
Nel cercare di rendere più sentito il discorso femminista che due principesse diverse come Anna e Elsa portano avanti, nel cercare di ripetere l'exploit che fu Let it go, esagerando con le canzoni e i momenti canori.
Ma, ovviamente, la magia c'è ancora.
C'è in un'animazione splendida in cui gli elementi diventano a loro volta animati, c'è in quel passato a cui si deve rimediare e c'è soprattutto nei momenti buffi.
Se i piccoli hanno le due sorelle e i loro abiti stupendi, i colori, gli incantesimi e l'azione per cui ringraziare, gli adulti hanno Olaf e la sua tenerezza riassuntiva e soprattutto Kristoff, timido e buffo nelle sue mancate proposte di matrimonio, esilarante nella sua interpretazione canora che riprende i videoclip anni '80.
Cercando di venire a patti con la sua natura, con quel successo inarrestabile con cui confrontarsi, questo secondo capitolo di Frozen dosa bene i suoi ingredienti vincenti e quelli che sono una novità.
La morale è sempre quella: aiutarsi fra diversi, fra sorelle, ricavarsi il proprio spazio, scegliendo il proprio destino conoscendo il proprio passato.
La novità è l'amore nell'aria che per Elsa ancora non c'è, e la sensazione che arriverà un terzo capitolo a rispondere ai tanti rumors che corrono, fa stranamente ben sperare.
Basta che ci si prenda del tempo.
Che le cose belle lo richiedono, come si è visto.

Voto: ☕☕/5


4 commenti:

  1. Devo vederlo anche io a giorni. Il primo, stranamente, mi era piaciuto moltissimo. Felice di leggere la tua promozione, in questo caso. :)

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    1. Un classico che non stanca e che diverte parecchio. Si corre all'inizio ma è un sequel che ha ancora qualcosa da dire. Spero si prenderanno del tempo per l'inevitabile terzo.

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  2. Inferiore al primo, ma comunque furbo e funzionale. Hanno fatto un buon lavoro.

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    1. Spiace solo per le canzoni, che ho già dimenticato. Troppe o troppo poco "catchy".

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