7 ottobre 2022

Eternal Beauty

Andiamo al Cinema a Noleggio

Neanche il tempo di gioire, di aver ritrovato un nome, una voce, che si pensava di aver perso, ed ecco che arriva la delusione.
Non che, a ben guardare, Craig Roberts fosse stato chissà quale garanzia di successo, nel passato, ritrovandomi a confondere il suo ruolo capace di far brezza nei cinefili più indie -Submarine-, con i suoi tentativi non sempre riusciti di imporsi anche dietro la macchina da presa.
Non del tutto convincente il suo esordio -Just Jim- che faceva però ben sperare.
Non del tutto appassionante la sua ultima fatica -The Phantom of the Open-, colpa del golf e di un attore troppo melanconico a questo giro.
Nel mezzo, questo titolo.


Un titolo in cui si ritrova Sally Hawkins, malata di depressione.
E ci si cala nella sua mente, nella spirale di paranoia e di schizofrenia di cui è vittima, nell'apatia dei dosaggi sbagliati, nei picchi emotivi dovuti alla scelta di non prenderle più le pillole.
E poi la famiglia, che sta a guardare incapace di decidere e relazionarsi, con il peso morale che ricade su una sorella mentre l'altra (la perfettamente odiosa Billie Piper) riesce ad essere invidiosa pure delle attenzioni e gli aiuti economici che la malattia comporta.
Un quadretto non facile, soprattutto per come il film si compone.
In modo altrettanto non facile da seguire, con gli anni che si confondono, i flashback che poco spiegano, entrate in scena che si perdono.


E poi, c'è il messaggio finale.
Un messaggio che viene ribadito a più riprese in realtà e che come si può condividere? 
Che noia essere normali (ergo: meglio essere depressi e schizofrenici-paranoidi, meglio farsi imbottire di pillole, passare giornate, mesi, anni a fissare un muro e a essere altrove), vuoi mettere avere quei superpoteri che la malattia dà?
Il fastidio, quindi, cresce.
Cresce per la banalità dei colori simbolici messi in gioco, dal blu depresso, al rosso del calore, al verde dell'invidia fino al nero del lutto. Cresce per la ricerca da parte di Craig Roberts dell'inquadratura perfetta, mentre pure Sally Hawkins si fatica a sopportare in un personaggio… non facile.


La scena indie inglese è sempre fucina di talento, e con Craig Roberts mi sembra ora di aver preso un abbaglio.
Gli preferisco, e di gran lunga, Will Sharpe che trattando temi simili, usando pure gli stessi attori, dimostra di avere una sensibilità e un tocco diverso.
Ma già so che lo cercherò, lo vedrò, ci cascherò ancora.
L'ossessione per il cinema è anche questo.

Voto: ☕½/5

2 commenti:

  1. Craig Roberts era diventato un mio nuovo idolo come attore con Submarine.
    Non ho mai visto niente di suo come regista, ma mi sa che questo non è il film giusto per iniziare. :)
    Comunque è giovane, ha ancora tempo per migliorare.

    RispondiElimina
  2. È chiaro che un messaggio del genere può darlo solo chi la malattia non ce l’ha. Io ce l’ho (lieve) e non ho superpoteri.

    RispondiElimina