Il genio si nasconde in una risata.
E grazie a Philomena Cunk e a Rob McElhenney quelle di oggi sono di gran qualità:
Philomena Cunk
Era da tempo che non ridevo così!
Ma ridere, ridere, ridere.
Fino alle lacrime, fino a tenermi la pancia.
Merito di Philomena Cunk, o meglio, merito di Diane Morgan e di Charlie Brooker che l'ha creata.
E ce l'ha regalata.
Prima (nel 2018) per raccontarci la storia della Gran Bretagna dopo che la Gran Bretagna ha deciso di tornare ad essere grande davvero (...) con la Brexit, poi la storia della Terra tutta, a partire dal Big Ben fino ai giorni nostri.
Il risultato, in entrambi i casi, l'ho già detto: risate a profusione.
E un successo che arriva in ritardo rispetto alla messa in onda sulla BBC, grazie a Netflix.
La formula per entrambe le serie e per lo speciale natalizio che proprio l'origine del Natale e delle sue tradizioni va ad indagare, è la stessa: Philomena, un Alberto Angela con molte meno lauree e molta più confusione, che spiega a modo suo lanciando molte frecce appuntite alla politica, la storia. Lo fa con l'aiuto di esperti e professori rinomati che devono rimanere seri di fronte alle sue domande sconclusionate, con l'imbarazzo che aleggia a rendere tutto più esilarante. E sta qui, parte del genio.
Nel confronto, nei livelli di scarto, nelle reazioni: tra chi cerca di redimerla, chi la guida, chi a sorpresa la asseconda con tanto di complimenti.
Cunk on Britain è ovviamente più inglese, nelle battute come nei riferimenti affronta pagine di storia e personaggi storici che magari sfuggono a noi italiani, mentre l'universalità di Cunk on Earth è innegabile, e da qui il successo, l'acquisizione di Netflix.
Giustamente, se n'è parlato ovunque, dando lustro a un'attrice e a uno scrittore che già ci aveva regalato i riassunti degli infausti anni 2020 e 2021.
Per il 2022 le cose si sono fatte più in grande, con un riassunto che si divora, e di cui vorremmo altro ancora.
Visto il successo, probabilmente arriverà.
La conferma, per me, è che quando l'umorismo è pungente, non ricerca attenzioni e si basa sulla scrittura più che sulla mimica da GIF, risulta vincente.
Mithyc Quest - Stagione 3
Ditemi che non sono sola a seguire questa serie, e ad amarla.
Dopo il recuperone dello scorso anno, arrivo giusta a un capitolo che è un nuovo inizio: Ian e Poppy alle prese con un nuovo videogioco da lanciare, nuovi compratori da trovare e un feeling che… manca.
Già.
Allo stesso tempo, la Mythic Quest lasciata alle redini di David non ha la stessa verve, naviga in acque fin troppe sicure e i nuovi budget per politiche di inclusione rendono tutto meno divertente.
Per fortuna, a mettere una pezza a questa situazione è un'insperata amicizia femminile, è il ritorno dal carcere di Brad con i suoi piani machiavellici, è Dana, una nuova Ian che deve trovare la sua strada e che lascia un finale sospeso in cui continuare a stare dentro il folle mondo di questi programmatori.
E C. W. Longbottom?
Perso nella realtà in Sicilia, viene salutato nel primo episodio in un modo splendidamente gestito, sia per l'emozione che regala che per la scrittura di per sé, una frecciatina a chi fa fuori dal cast un attore inventandosi chissà che.
Continuo ad ammirare Rob McElhenney e a sovrapporlo al suo personaggio egocentrico e sbruffone, ma la sua longeva It's always sunny in Philadelphia è nei miei radar in attesa di avere il tempo di recuperare tutte le 15 stagioni e relativi 162 episodi prima che aumentino ancora.
So che mi sto perdendo qualcosa di grande.
Per fortuna, questa piccola gemma che se ne sta nascosta su Apple TV+ non me la sono lasciata sfuggire, capace com'è di creare un episodio natalizio perfetto (The 12 Hours of Christmas, 3x06) quando sono i più difficili da scrivere, e soprattutto regalando un altro episodio flashback (Sarian, 3x07) ad alto tasso emotivo, ormai la sua specialità.
Voto: ☕☕☕½/5
Philomena Cunk, insegnami la vita!
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