27 maggio 2024

Il Lunedì Leggo - Giù Nella Valle di P. Cognetti

Più che un romanzo, un racconto breve. 
Un po' più lungo.
Sempre quello, viene da dire.
Sbagliando.
Perché è vero che Paolo Cognetti resta nelle sue montagne, resta con gli uomini duri che faticano a parlare di sentimenti, con le famiglie ingombranti, l'alcool a fare da trincea. E gli ospiti, ovviamente, quelli che in montagna non sono nati, ma cercano di sentircisi a casa, quelli che rimangono per scelta, contro ogni pronostico o contro ogni preghiera.


Siamo sempre in quelle montagne, e il protagonista è una cagna, in calore, che seguo quello che è un mezzo lupo, forte, più dei cani che vorrebbero stare con lei, forte più della morale che tra cani non c'è. Si ha fame: si uccide. 
Si viene sfidati: si uccide. 
Si entra in territorio diverso: si uccide.
E si viene cacciati.
Ogni capitolo è un racconto ancor più breve a comporre il quadro di questo racconto. Protagonisti una cagna, appunto, e poi due fratelli diversi, per vita e per scelte, e una donna che aspetta uno di loro, paziente, mentre aspetta anche suo figlio in grembo. C'è un lupo o mezzo lupo da cacciare prima di tornare a casa, c'è una firma da ottenere, prima di averla davvero quella casa che sognavano, e ci sono cicatrici e angoli impossibili da nascondere e da smussare su quella montagna che forse rinascerà, forse diventerà davvero casa per lei, che ci andava solo in vacanza, che sola frequenta una biblioteca deserta, che si immerge in acque gelide per sentire ancora il suo corpo e scacciare i pensieri tristi, quelli di un destino che non può essere segnato dagli alberi piantati fuori dalla porta.


Fra queste pagine si sente tutto Carver e tutta quella letteratura americana che ha sfamato Cognetti, che toglie ogni fronzolo, lima ogni frase, per arrivare all'osso.
Secco, ma non per questo non capace di germogliare in primavera come la poesia arborea che chiude Giù nella Valle, questo racconto autunnale letto fuori stagione fa solo pensare che sì, di altri racconti, di altre storie così, sempre le stesse, ma sempre diverse, ne leggerei ancora e ancora.
Per stare un po' su quei monti che mi ostino a guardare solo dalla finestra, ascoltando Bruce Springsteen.

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