Andiamo al Cinema
Ci si stupisce sempre quando un film film italiano, piccolo, un esordio per giunta, funziona così bene.
Quando è bello, anzi, usiamo questa parola semplice ma non sminuente.
Gloria! è un bel film.
È il film di esordio di Margherita Vicario, cantautrice dalle sonorità indie-pop con lo sguardo giusto, e con l'orecchio pure, che per il suo esordio porta una storia tutt'altro che banale.
Femminile, certo, musicale, pure, ma storica.
Siamo nella Venezia del 1800, quella che sta per essere condannata dagli editti napoleonici e dentro un istituto che si appresta a essere visitato dal papa in persona.
Tutto deve essere lindo, perfetto, le orfane che lì trovano dimora e educazione devono esercitarsi nell'eseguire le nuove composizioni di un curato facilmente corruttibile, tutt'altro che creativo.
Quella di Gloria! non è una semplice storia di rivincita e di messa in scena di peccati e peccatucci, è uno sguardo a un'amicizia femminile in cui possono convivere invidia e gelosie, sorellanza e amore.
È quella che nasce per caso, per potere della musica, fra le migliori musiciste della piccola orchestra e Teresa, serva muta per convenienza, madre negata, che si ritrovano al cospetto di un pianoforte con cui sperimentare e conoscere altro.
Di sé, delle musica.
Perché le musiciste, donne, sono state dimenticate, estromesse dai documenti ufficiali, nascoste agli angoli della Storia.
Margherita Vicario parte dalle tante piccole orchestre e dai cori con cui Vivaldi si fece influenzare e dà finalmente voce a chi finora non l'ha avuta.
Mostrando le difficoltà di farcela da orfane, da donne, i matrimoni negati o sperati, i soprusi a cui sottostare.
Sono queste notti, in cui trovare voce per il dolore, le ferite, la voglia di riscatto, a fare di Gloria! il bel film che è.
Ma sono anche i piccoli e grandi episodi di una quotidianità fotografata al suo meglio, con Paolo Rossi, Natalino Balasso e Elio a fare da padri putativi alle giovani del cast.
Brilla, nella sua semplicità, Galatéa Bellugi, emoziona nella sua fragilità camuffata da orgoglio Carlotta Gamba, ma soprattutto incanta, ancora una volta, con la sua voce Veronica Lucchesi de La Rappresentante di Lista, a cui bastano poche note per sciogliere in lacrime.
Margherita Vicario esordisce alla regia e il suo non sembra nemmeno un esordio per come muove la macchina da presa, per come dosa modernità e storicità in colori pastello che richiamano chiaramente alla miglior Coppola.
Venezia nei suoi interni e nei suoi pochi esterni, fa il resto, ma è ovviamente la musica tra sogni ad occhi aperti notturni e un concerto finale liberatorio a occupare il posto centrale di un film che usa la musica e la storia per veicolare il suo messaggio femminista, certo, ma anche semplicemente universale.
Ci si emoziona, ci si commuove, quasi come fosse il terzo tassello di un percorso del cinema italiano femminile dopo C'è ancora domani e La Chimera.
I confronti non servono, basta dire e ribadire quanto è bello Gloria!.
Voto: ☕☕☕½/5
Era già tra i film italiani dell'ultimo periodo che mi incuriosivano di più, ora lo è ancora di più!
RispondiEliminaL'ho consigliato in lungo e in largo e spero faccia parte delle rassegna estiva qui da me, si meritava un po' più di pubblico.
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