22 aprile 2020

Confessions of a Teenage Jesus Jerk

È già Ieri -2017-

Dagli ebrei ultra-ortodossi ai Testimoni di Geova, ma la sostanza non cambia.
Non ci sono violenze fisiche, solo una continua tortura psicologica che va a limitare la libertà, che va a condizionare una vita intera.
Come fare nei tumulti dell'adolescenza a non pensare al sesso?
A non volerlo fare?
A non poter toccare le varie basi, a non poter nemmeno stringere la mano di quella ragazza che ha accettato di stare insieme?
E come non mentire, poi, ai genitori come ai capi della congregazione, con il rischio di deluderli, di essere escluso per sempre e cacciato di casa?
Sono pesi che un adolescente non dovrebbe portare, ma Gabe vive la sua vita cercando di essere retto e onesto, pur non riuscendo a scivolare, a concedersi pensieri e atti impuri.



Sono gli anni '80, e la storia è quella vera di Tony DuShane, che dalla congregazione è poi uscito assieme ai genitori.
Qui invece si decide di drammatizzare il tutto, con un padre-padrone che minaccia, scomunica, fa paura.
Ma c'è un problema: questo Confessions non decide che strada prendere.
Ha momenti da commedia -scollacciata e non- che vorrebbe ironizzare su certe situazioni paradossali, su certi pensieri costanti, ma poi vira di nuovo, all'improvviso, al dramma.
Mette in scena siparietti estemporanei con tanto di scritte in sovrimpressione, ma poi non riprende più quello stile, facendosi trascinare da una storia spesso stanca e stancante.
E che dire poi della trama in sé, con certe regole religiose che si fatica ad accettare, altre sociali che vengono infrante e lasciano anche troppo perplessi.
Ché il sesso va bene, fa bene... ma con la cugina?!


L'equilibrio manca, e lo si nota per come il film procede, parlando di regole ferree, di punizioni esemplari, salvo poi ritrovare Gabe libero di scorrazzare a San Francisco, di starsene con il fratello già espulso dalla comunità.
Insomma, se il racconto non sa come procedere, non lo sa nemmeno la sceneggiatura, che non prende una posizione, non la mantiene.
Ed è un peccato, perché come visto con Unorthodox certi racconti hanno la forza di farci entrare in certe comunità ristrette, hanno il potenziale per parlare ai giovani che cercano una loro strada e hanno paura di percorrerla.
Ma se la si intraprende così, inciampando in continuazione, mettendoci tragedie improvvise, ironia stridente, il risultato non è semplicemente all'altezza.


Voto: ☕/5

6 commenti:

  1. Proprio non conosco, e intuisco di essermi perso poco. Sui testimoni di Geova molto intenso La ragazza del mondo, italiano.

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    1. Ricordo vagamente le belle parole su quel film, ma che ha sempre avuto quell'aurea di pesantezza all'italiana.. che ci posso fare, sono piena di pregiudizi.
      Qui si sta su due scarpe e ne esce davvero un pastrocchio: evitabile!

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  2. No ai fondamentalismi religiosi. E' la pace interiore che matura nei ragazzche fa scegliere tempi giusti senza lasciare rimorsi.

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    1. Questi film/serie cercano di sottolinearlo, purtroppo in questo caso non così bene...

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  3. La parte da commedia scollacciata mi attira! Mi sa che è un peccato che non sia tutto così.
    Stranamente non lo conosco ma, nonostante non ti abbia convinto molto, sei riuscita forse involontariamente a incuriosirmi. :)

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    1. Sapevo ti avrebbe stuzzicato, ma purtroppo quella parte si perde, viene ripresa ogni tanto e sembra quasi fuori contesto ad un certo punto... Un film che non sa bene che direzione prendere, a te la scelta. Anche se dopo i christian music film, potresti passare ai Geova film ;)

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