19 luglio 2021

Il Lunedì Leggo - La Strada di Casa di K. Haruf

Ritorno a Holt, una certezza.
Ritorno a immergermi nella polvere di un paesino di provincia, in una cittadina in cui tutti si conoscono, in cui il massimo della festa sono le partite di football scolastico nel weekend.
Ritorno, ed è per un secondo romanzo. 
Il più difficile, dicono.
Soprattutto se arriva dopo un esordio come Vincoli, così secco, così doloroso, così perfetto.
Il mio preferito di Haruf ora che manca solo la dispendiosa Trilogia della Pianura.
Ma ci arriverò. Me lo gusto piano, un po' per volta, visto che manca così poco.


Che dispiacere, quindi, tornare fra le strade di Holt minuziosamente descritte, come a rendere chiara anche al lettore la mappa che nel mentre lo scrittore si è fatto, e non trovare così appassionante la storia che racconta.
Diverso anche lo stile, il tono.
È una storia a ritroso, che parte quando una vistosa Cadillac rossa si parcheggia in centro ad Holt, attirando sguardi, voci, infine, la polizia.
Chi ci sta seduto dentro è Jack Burdette, ex stella promettente del football, ex piantagrane a scuola, figlio emancipato troppo presto e mai sedato, fidanzato incapace di accontentarsi e infine marito improvvisato in un weekend di follia. E anche Direttore dei silos della Cooperativa, purtroppo per i suoi concittadini.
Che lo davano ormai per disperso, nella sua fuga.

Sono passati 8 anni da quando lo si è visto l'ultima volta, e ora molto è cambiato.
A raccontarci la sua storia, e quindi anche quella di una nuova parte della città, è un giornalista che si è accontentato di scrivere per la Gazzetta locale.
Pat Arbuckle, amico stretto di Burdette ai tempi della scuola e con cui ha condiviso un pezzo di cammino all'Università, e ora sta condividendo pure la moglie.
Forse è proprio il tono giornalistico a fare la differenza, c'è una freddezza nelle pagine e una tendenza a riassumere che mal si addice alla malinconia a cui mi ero abituata, a cui ero pronta.
E c'è pure un finale, tronco, che si fatica a mandare giù.
Forse, il problema sta tutto in -, personaggio impossibile da amare da come ce lo si presenta in apertura, e che solo in una piccola cittadina come Holt riesce a farsi grande.
A La strada di casa preferirò il duro lavoro dei campi, gli incontri notturni per sentirsi meno soli.
Qui, è stato come tornare a casa dopo un viaggio così lungo che la casa nemmeno la si riconosce più, e sta ormai stretta.

2 commenti:

  1. Probabilmente quello che meno mi è piaciuto di Kent, anche se tornare è sempre un piacere!

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    1. Ci tornerò per un'ultima volta con la Trilogia, mi prendo tempo però per trovarla tutta e per accettare la fine.

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