Due piccoli film italiani mal distribuiti.
Due visioni diverse del cinema.
Due storie di crescita.
Due Sicilie:
Misericordia
Il cinema di Emma Dante si fa più teatrale.
Riesce a farlo in una baraccopoli in riva al mare siciliano.
Riesce a farlo in case arroccate, disordinate, sporche e incrostate perennemente minacciate da una montagna.
È qui che vivono Betta e Nuccia, professione prostitute, che accudiscono Arturo.
Qui che la loro miseria chiede misericordia mentre Arturo cresce, senza una madre uccisa dal loro pappone, circondato da bambini che se ne prendono cura, mentre sbatte la testa, si fa prendere dal panico, si sporca e si fa bastare le avventure che questo mondo misero ma capace dell'incanto delle favole porta.
Arriva una principessa, ma si vende anche lei e diventa il piatto più prelibato.
C'è un lupo, a cui basta uno sguardo per far paura.
Ci sono pecore, agnelli, pescatrici e streghe e fate.
È un mondo che inizialmente respinge, ma in cui Emma Dante trova la bellezza.
La ferma, in fotografie in movimento che mostrano la femminilità, la forza e la fragilità di queste donne.
La storia di Arturo è fatta di scene, di situazioni e di scontri che si sommano verso la soluzione che sa essere allo stesso tempo la più misericordiosa e la più dolorosa.
Starà meglio, lui, in un istituto con un letto vero, una stanza vera, delle cure vere?
O sta meglio lì, accudito come si può ma con il mare, la montagna, il verde in cui perdersi?
E staranno meglio loro, Betta e Nuccia e Anna, senza di lui, senza i suoi attacchi da gestire, le sue cose da lavare, le sue abitudini da assecondare? Senza più un figlio, un fratello, un uomo buono?
La doppia faccia della misericordia corre su strade desolate, con la parola che assume ormai un senso pietistico negativo ma che sulle note di Claudio Baglioni non può che far scattare qualche lacrima.
Canzone finale ricattatoria, com'era stata Gianna Nannini per Le sorelle Macaluso, quasi una firma per Emma Dante.
Le bellezza e il pericolo di questo angolo di Sicilia è una dualità simbolica.
Misericordia ha per me il sapore di quei film italiani di nicchia, da Festival, apparentemente pesanti, ma poi difficili da scrollarsi di dosso.
I Pionieri
È una Sicilia diversa, più leggera e raccontata dal punto di vista dei giovani.
Giovani diversi, perché comunisti.
O meglio, perché provengono da due famiglie comuniste che in Sicilia non sono certo comuni.
Siamo nel 1990, quelli del disincanto, quelli di una politica italiana in cambiamento con i politici d'un pezzo che faticano ad accettarlo.
Enrico non ne può più delle discussioni in casa sulle prossime elezioni, sulla campagna elettorale del padre che annulla la possibilità di andare in vacanza, delle feste a cui non può partecipare perché in case del fronte opposto.
Scappa, allora, Enrico, e lo fa con il suo migliore amico, comunista più di lui che vede nella possibilità di stare fra i boschi quella di rifondare I Pionieri, il gruppo scout del PCI e far colpo sulla sua amica di penna russa.
Si unisce alla loro fuga il bullo della scuola che non ha voglia di andare a lavorare, ma soprattutto Chiara, italo-americana, in fuga pure lei dal campo scout e dalla madre, per cercare di raggiungere il padre a Roma.
Siamo nella classica commedia di crescita e di confronto, in cui tra il montaggio di una tenda e una partita di pesca, nascono amicizie e nuovi amori. Ma c'è uno zampino in più in mezzo a una buona dose di ingenuità di scrittura e di soluzioni facili. C'è Enrico Berlinguer che come uno spirito guida dialoga con Enrico (nome scelto non a caso da suo padre) e non può non far pensare con le dovute differenze politiche, all'Hitler di Jojo Rabbit.
Il risultato qui è più acerbo e il budget più risicato, con la ricerca parallela di genitori sull'orlo di una crisi di nervi che battibeccano e si scontrano sul piano morale e politico a compensare l'inesperienza dei giovani attori.
Ma come esordio nostalgico e leggero, questi Pionieri portano con orgoglio il loro nome, in attesa che Luca Scivoletto passato alla finzione dopo numerosi documentari partendo dal suo stesso romanzo, prosegua la sua strada.
Voto: ☕☕½/5
Emma Dante ha fatto una crociata social per la mal distribuzione del suo film... magari ha ragione, ma è anche vero che il suo cinema è davvero parecchio "respingente" (definizione perfetta). E se quelle venti sale in cui è stato distribuito sono rimaste tutte semivuote probabilmente un motivo c'è: io sinceramente non riesco ad appassionarmi a un qualcosa che sta sempre a metà tra palco e cinepresa, sempre fossilizzato sui soliti temi, sempre con attori innaturalmente recitanti. A volte prima di spammare lamenti bisognerebbe anche guardarsi allo specchio (stessa cosa vale per la Rohrwacher)
RispondiEliminaSottoscrivo ovviamente per Emma Dante, ma non per la Rohrwacher di cui parlo domani. Ho la stessa sensazione respingente di cinema italiano volutamente "alto e di nicchia" solo su carta, e invece poi dentro ci trovo sempre molta dolcezza, molta bellezza.
EliminaChe poi la campagna social ha funzionato per La Chimera perché era il pubblico a chiedere più sale, e lo spessore internazionale del titolo lo richiedeva, Misericordia (che invece nel cinema di zona è arrivato subito), non aveva certo lo stesso richiamo né la stessa richiesta di essere distribuito. Ha provato a montare la polemica, ma alla fine ha comunque segnalato come con tutti i film che escono, la durata di programmazione si riduce a meno di un mese per i titoli più piccoli.
Lo so, Lisa. Ma io questo modo di "spammare" proteste social per chiedere schermi non lo trovo corretto, perché il rischio ricade tutto sull'esercente: e se quelle persone che scrivono post e mail con lo stampino (al "mio" cinema sono arrivate una quarantina di mail tutte uguali... quantomeno sospette) poi non si presentano? Chi lo prende nel deretano è proprio la piccola sala di provincia che è stata "costretta" a programmarlo. Per fortuna poi anche da me il film è andato bene ma una campagna del genere non è accettabile: quello che avrebbe dovuto fare la Rohrwacher è andare dal suo distributore (la Rai, non il negozietto sotto casa) e sbattere i pugni sul tavolo, senza mettere in difficoltà nessuno. Io almeno la penso così.
Elimina... Ovviamente poi sta nella correttezza del pubblico, anch'io ero interessata al film ma ammetto di non aver scritto mail o chiamato i cinema di zona sperando si accorgessero del clamore e lo programmassero. L'hanno fatto e la sala con me era piena, anche se si sono limitati alla scomoda fascia oraria delle 17.00. Non è il metodo giusto, ma guardando ai freddi numeri, sembra aver funzionato, anche solo per aver fatto notizia e aver riportato il film sui giornali. Ovvio, non può funzionare con tutti e dubito che Misericordia ritorni a furor di popolo, ma La Chimera meritava una distribuzione migliore fin dallinizio..
EliminaIn effetti ho sentito parlare credo solo del primo e perke seguo un magazine di cinema, per una recensione
RispondiEliminaI Pionieri li avevo aspettati e cercati, ma nemmeno alle arene estive l'ho trovato.
EliminaMisericordia è stato un pochino più pubblicizzato, ma distribuito malamente.