Un documentario su un famoso assassino cannibale, Issei Sagawa.
Un documentario che intervista l'uomo, dichiarato non in grado di sostenere un processo a Parigi nel 1981, dove aveva uccisio e poi mangiato 7 chili di carne di una compagna di corso di cui era innamorato.
Un'intervista a quell'uomo reso libero dopo soli 15 mesi, e vissuto di rendita per la fama ricevuta dal suo caso.
La curiosità, non poteva che essere tanta.
Una curiosità morbosa, c'è da ammetterlo, per cercare di capire un uomo che tuttora dichiara di avere pulsioni antropofaghe, che vive in povertà accudito dal fratello, che si rivela avere problemi sadici e masochisti quanto lui.
Fin dalle prime immagini, però, si capisce che il documnetario non riuscirà a rispondere né a curiosità né a domande legittime su un tale assissinio.
Il lavoro dei documentaristi antropologici Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor è infatti più di ricerca estetica, più di nicchia, insomma: quei lavori inutilmente pesanti e difficili da seguire. Primi piani strettissimi, lunghe sequenze silenziose, video pornografici che fanno capolino, la quotidianità che non emoziona. Le domande, restano senza risposta, e quando questa arriva, fa comunque accapponare la pelle, nel rivelarsi di due fratelli che vivono assieme ma non si conoscono. I due, sembrano sfruttare l'occasione per disseppelire segreti, per mostrare quel manga irrispettoso e pure mal fatto che racconta dell'omicidio e della foga di questo, o mostrare il feticismo, il masochismo, con cui da 60 anni si prova piacere. Ridono, fra loro, mostrando segni di squilibrio, mostrandosi finalmente.
In mezzo, però, nessun rispetto per una vittima (Renée Hartevelt) che rimane dimenticata, nessun tentativo di andare oltre questa morbosità, di incalzare o spiegare. La macchina da presa, stretta, osserva, le scene si fanno pesanti, e ci si sente in colpa verso quel lato di noi affascinato dal male, perchè certo male, è meglio non conoscerlo, e nemmeno vederlo, se così raccontato.
Cioè, fanno un documentario su un cannibale, e manco mi chiamano per un'intervista o un commento in proposito?
RispondiEliminaMi ritengo offeso. :)
Meglio se non ne sai niente di un documentario simile, irritante e soporifero come pochi!
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