5 settembre 2017

Venezia 74 - mother!

Diciamolo subito, Aronofsky come sempre divide.
Riaccese le luci in sala, boati e fischi lo hanno sommerso, qualche sparuto applauso è partito. Io, ho preferito aspettare, cercare di capire soprattutto, se il film mi è piaciuto. Che non è mai un buon segno quando si deve chiamare a sé l'attesa.
Che tutto sia una grande metafora è chiaro fin dall'inizio, quella casa che una lei senza nome cura nei minimi dettagli, che ha ristrutturato per amore di un marito però distante, per età e per attaccamento, è il suo nido, è la sua creazione, o almeno così lei pensa.
Gli invasori sono però in agguato, per rubarle il marito scrittore, per privarla della sua presenza, per rovinare quanto costruito, rompendo, distruggendo, pezzo dopo pezzo.



Cos'è quella casa? Chi è quella famiglia?
Cosa intende raccontare in realtà Aronofsky?
La maternità? L'arte e l'artista? Il mondo e la sua storia? L'amore e la gelosia? La religione, tema purtroppo sempre caro al regista?
Il bello, si direbbe, è che ognuno può interpretare madre! a piacere, cercare la sua chiave, e cercare il senso in mezzo a una degenerazione incessante, che prevede morti, guerre, figli mangiati, idolatria, in un crescendo dell'assurdo e dell'irreale che sembra non avere fine.
In tutto questo, Jennifer Lawrence si muove insicura, finendo tristemente per irritare con le sue urla, i suoi no, la sua voce roca che sovrasta sempre tutto il resto. Si dovrebbe simpatizzare per lei, protettrice del focolare domestico, contro quel marito, quel Javier Bardem, egoista come pochi, contro gli invasori (Michelle Pfeiffer, Ed Harris, Domhnall Gleeson) che non possono che suscitare fastidio. Ma alla lunga, con i toni che si innalzano, sfiorano l'horror, il thriller, l'assurdo, e Aronofsky che spinge il limite sempre più in là, tutto stanca.
Quel finale poi, circolare e intuibile dal primo secondo, è un altro colpo basso, che mina la bravura di Aronofsky dietro la macchina da presa, visto che non si discutono i suoi movimenti di macchina circolare, i suoi carrelli a seguire e scoprire, gli effetti speciali, pure, e la scelta dello stile di quella casa da cui mai si esce, ristrutturata al meglio, invidiabile pur nel suo essere un paradiso che diventa l'inferno.
Ai fischi, agli applausi, io aggiungo la mia perplessità, la mia noia pure, la sensazione di aver visto un qualcosa di eccessivo e narcisistico, che farà parlare di sé ma per il motivo sbagliato.

6 commenti:

  1. Ne ho letto molto in giro, ma aspettavo te al varco.
    Confermi la confusione, la noia, il senso di delusione. Peccato, perché tra poster e cast, tra trailer che dicono tutto e niente, ci contavo molto (nonostante la Lawrence, che mi fa una nota antipatia, figuriamoci se urla per due ore). Ho intuito, purtroppo, che al pari del trailer anche questo pasticcio ben fatto dice tutto e niente insieme.

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    1. La prima parte anche regge, claustrofobica e tesa, poi si esplode nel paradossale e non si regge più, soprattutto alle urla della Lawrence. Boo eccessivi se tieni conto che per Una famiglia ci sono stati applausi di consolazione, sono i nomi che fanno risonanza anche con i fischi.

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  2. Uffa!
    Pure tu ti metti a criticarlo?
    Io comunque resto fiducioso. Ai film che ricevono solo applausi, io preferisco quelli che dividono.
    Poi quando lo vedrò magari sarò il primo a fischiarlo... chissà? :)

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    1. Chissà, potresti anche apprezzarlo più di me forse, ma la seconda parte e la sua involuzione ti metteranno a dura prova! E non basterà JLaw a salvarti ;)

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  3. The wresler a parte Aronwsky mi ha sempre parecchio infastidita; aggiungiamo l'antipatia per la Lawrence qui addirittura urlante direi che non è certo il film per me.

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    1. Io mi sono evitata solo Noah, ma per il resto mi ha sempre convinto, quando più, quando meno. Qui, perde il senso della misura, e torna purtroppo alla sua amata religione...

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