14 novembre 2018

Il Verdetto - The Children Act

Andiamo al Cinema

Questa è la ballata di Adam Henry, un giovane speciale, che vorrebbe immolarsi per la sua religione, per i suoi genitori.
Non vuole salvarsi, non vuole contaminare il suo corpo, non vuole il sangue di qualcun altro, anche se quel sangue potrebbe salvargli la vita.
Finché non conosce la giudice Maye, vede le sue crepe, sente i suoi pensieri, e rimane affascinato dalla cultura, dalla poesia, dal canto. Si salva grazie a quel giudice Henry, e tutto cambia.
Quel giudice, però, ha quelle crepe a cui pensare, ha un matrimonio che potrebbe sfasciarsi, nonostante il suo essere ligia e integerrima in corte, nonostante la perfezione che quell'appartamento londinese trasuda. Non c'è calore, in quel matrimonio, c'è solo freddezza.
Privato e pubblico inevitabilmente si mescolano, così le sentenze pur applicando la legge, fanno trasparire il cuore, così Adam apre gli occhi e vede, cerca, qualcosa di diverso.



Il verdetto tanto chiacchierato che titolo e trama sembravano mettere al centro del film, al centro del film non è.
La risoluzione è semplice, la legge è chiara.
Ma come sempre c'è il fattore umano a mettersi in mezzo, di cui tenere conto, e Ian McEwan questo fattore lo sa raccontare benissimo, che sia su carta, che sia su grande schermo.
Allora la vediamo quel giudice andare in crisi, nascondere dietro la freddezza inglese la sua rabbia, la sua tristezza.
E sentiamo, soprattutto, la musica accompagnare questa crisi, questa richiesta di aiuto e di attenzione.


Quel piano, che è il centro di un appartamento, di una famiglia ristretta, è lì, come un altro protagonista.
La chitarra, vissuta e consumata, accompagnerà fino all'ultimo viaggio.
Forse, in questa storia che ci si aspettava diversa, diverso poteva essere anche il risultato, meno rigorosamente inglese, più caldo e appassionante.
Emma Thompson non sfigura di certo, anzi, incanta, mentre Fionn Whitehead inquietante al punto giusto, continueremo ad incontrarlo.
Il verdetto su questo verdetto resta però in sospeso, con la qualità (di scrittura, di regia) che non può essere messa in dubbio, ma con il cuore che resta in disparte.

Voto: ☕☕½/5


2 commenti:

  1. Qualcosa del loro rapporto così curioso, purtroppo, mi è sfuggita, però ho trovato solidissima soprattutto la prima parte. Io che qualche errore di scrittura al contrario l'ho trovato, ma mi sono commosso nel monologo finale della Thompson (forse al suo meglio, secondo me) accanto al marito Tucci.

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    1. Lei bravissima, ma personaggio troppo spigoloso per riuscire ad entrarmi nel cuore e commuovermi nel finale. Rigore e freddezza inglesi, che sono qualità, ma allo stesso tempo un difett(in)o.

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