20 marzo 2019

Boy Erased - Vite Cancellate

Andiamo al Cinema

Hollywood batte dove società duole.
Se quella società che dovrebbe essere civile non denuncia, ma anzi, dai piani alti appoggia progetti e associazioni che non riconoscono l'esistenza dell'omosessualità ma cercano di convertirla, allora Hollywood -ma anche la stampa, la letteratura- di quelle negazioni racconta.
Non è un caso infatti se durante l'amministrazione Trump che non nasconde certe simpatie verso certi gruppi religiosi, si sia già al secondo film di grande impatto a raccontare di presunti esperti che vogliono convertire chi ama in modo sbagliato. Secondo loro, ovviamente.
Gente di chiesa, che invoca Dio, che umilia, bullizza, mina la psiche di giovani -spesso minorenni- che faticano a costruire una loro personalità o semplicemente ad accettarsi.
Dopo Cameron Post, vincitore allo scorso Sundance, si passa al lato maschile del racconto e si passa soprattutto a nomi più importanti coinvolti.
Come a dire che no, certe realtà non le si possono tacere. E che sì, hanno presa sul pubblico.



Conosciamo quindi Jared, figlio di un pastore/predicatore, che intuisce di essere diverso, di non essere attratto da quella che è la sua ragazza. Lo capisce nonostante un trauma difficile da superare al college e che lo porta a fare coming out con i genitori.
Che non lo accettano.
La decisione di andare a delle sedute di riconversione sembra la più logica per continuare a vivere con Dio e con la sua stessa famiglia, ma basta poco a Jared per capire che dentro al Love in Action non tutto va come dovrebbe andare, con testi guida pieni zeppi di errori di ortografia, con sedute e tentativi di sabotaggio mal gestiti. Padre Victor e gli altri non sanno nemmeno loro quello che stanno facendo: parlano di postura, di sport, di familiari da odiare, di educazione sbagliata, chiedono confessioni che vengono riprese su telecamera, mentre questi giovani timorati di Dio tremano, urlano, si odiano.
E si assiste basiti all'assurdo, alla natura che non viene accettata, a genitori che picchiano i figli, a paure che vengono alimentate.
Come non fossimo negli anni 2000 ma in pieno Medioevo.


La fortuna ha voluto che Jared -nella realtà il giornalista Garrard Conley- avesse dalla sua una madre capace di uscire dal suo guscio e proteggerlo e accettarlo. La fortuna poi di avere una voce e un amore verso di sé da non farlo cadere in trappole in cui purtroppo se non si hanno aiuti, se le proprie convinzioni vengono minate, si cade.
Così, Garrard denuncia certe realtà, diventa attivista e ci porta a questo film, fortemente voluto da Joel Edgerton che si rivela più bravo dietro la macchina da presa che davanti, arruolando una Nicole Kidman che illumina la scena anche quando esagera, un Xavier Dolan che torna attore visto il coinvolgimento del tema e infine il solito, convincente, Lucas Hedges. Sempre più una garanzia nei titoli a cui si presta.
E poi sì, c'è pure, un appesantito Russel Crowe che va ad appesantire la parte finale del film. Che se si era riusciti a rimanere in equilibrio tra retorica e denuncia, se i passaggi temporali mostrano e ben spiegano il percorso di Jared grazie anche a delle musiche commoventi (vedi Revelation di Jònsi dei Sigur Ròs e Troye Sivan -anche attore nel film-), l'ultima parte sembra appiccicata lì, per del buonismo non necessario, per un lieto fine inevitabile ma soprattutto per dare a Russel Crowe il suo momento Russel Crowe, giustificandone così l'ingaggio dopo che la Kidman l'aveva oscurato tra lacrime, tremolii e sbotti improvvisi di cazzutaggine.
Si è voluto ricalcare la realtà e l'accettazione di Garrard ma anche se perde di efficacia nel finale, quando quella realtà impensabile un film la denuncia in modo puntuale e intenso, il chiodo lo si deve continuare a battere.

Voto: ☕☕/5


14 commenti:


  1. Sere fa su Sky ho visto il film:
    Una mujer fantástica, regia di Sebastián Lelio,
    protagonista femminile Daniela Vega ( una trans vera)
    ben recitato. Bisognerebbe trasmetterlo nelle scuole
    per far capire bene cosa si intende per dignità.
    L'omosessualità non è una scelta, come non è una scelta l’eterosessualità.
    Non è una malattia e quindi è ridicolo tentare di curarla. Trump non è affidabile.
    Del resto lui nega anche l'effetto serra.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se Una donna fantastica era più "artistoide" nel raccontare la difficile accettazione di chi è diverso, qui si è più didascalici e hollywoodiani, quindi forse più adatti alle scuole. Anche perchè si parla sì di accettazione, ma della propria sessualità più che del corpo.

      Elimina
  2. A sorpresa, ha colpito parecchio anche me. Asfissiante come un thriller, calmo ma pieno di pulsioni taciute, con attori che scompaiono dietro la storia vera.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non avevo trovato la parola al momento della scrittura, ma sì, è stata una visione davvero claustrofobica, mancava l'aria tra silenzi pesanti e litanie assurde.

      Elimina
  3. Un transgender è un transessuale non operato ai genitali.
    Leggo che sui certificati dei cittadini di New York, dove richiesto sarà consentito scrivere "Genere: X" a chi non si riconosce né di genere femminile né maschile. È la nuova legge approvata a grande maggioranza dal consiglio comunale della Grande Mela, e le comunità LGBT (termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender) di New York esultano per una "decisione storica", che ha peraltro implicazioni anche per gli eterosessuali. Perché non solamente gli adulti potranno "ridefinire" fin da subito il loro genere sui documenti, senza certificazioni mediche, ma anche le coppie etero, neogenitori, potranno scegliere l'opzione X sul certificato di nascita dei figli.

    RispondiElimina
  4. Come vedi Mr Ink gli americani sono sempre avanti nelle scelte difficili. Apprezzo il loro pragmatismo.
    Daniel Vega è impressionante. Il suo viso è un impasto di maschio e di femmina. In fondo penso che non esista il maschio o la femmina al 100%

    RispondiElimina
  5. Bellissimo film, molto delicato. Ancora non riesco a capire, davvero, come si possano accettare simili "associazioni" e case di cura. Come hai detto, nemmeno fossimo nel medioevo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Con tutti i mezzi a disposizione per informarsi, capire e accettare, la loro esistenza e gli appoggi che ricevono non li capisco proprio. Si spera che film così aiutino ad aprire gli occhi.

      Elimina
  6. Ciao anche io da poco ho iniziato a recensire film quindi sono diventata una tua follower... ti seguirò spesso ehehe :-)
    Se ti va di passare da me io sono Il salotto del gatto libraio

    RispondiElimina
  7. Si, il finale lascia un po' l'amaro in bocca per come è stato affrontato. Si poteva rischiare di più senza ricorrere a stratagemmi fin troppo classici per l'epilogo. Grandissimo Lucas Hedges, vero astro nascente tra i giovani di Hollywood :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di Hedges ormai ci si può fidare ad occhi chiusi, dove c'è lui c'è qualità. Quanto al finale, pesante davvero, rompe il ritmo e l'intensità, ma si sa che rinunciare al lieto fine -anche quando reale- è sempre difficile.

      Elimina
  8. Per me un film da cancellare. Tutto il contrario di Girl. Tradizionale, banale e fatto apposta per far colpo sugli Oscar. Solo che è talmente mediocre che non ha fregato manco loro... strano abbia fregato te. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Partivo con qualche pregiudizio proprio per le mancate nomination, e per una certa esagerazione che mi aspettavo dalla Kidman e da Crowe. Invece, loro come il film in sé li ho trovato trattenuti e intensi (ok, Crowe molto meno) e alla fine ha colpito più di Cameron Post.

      Elimina