29 marzo 2019

Museo

È già Ieri -2018-

Natale, 1985
Città del Messico si sveglia con un regalo davvero indesiderato: il suo Museo Nazionale di Antropologia è stato svaligiato.
Andati persi reliquie di inestimabile valore, antichi manufatti maya e aztechi, insomma, le radici della cultura messicana.
Chi ha compiuto un tale scempio?
Chi ha privato i messicani del loro passato?
Vigilia di Natale, 1985
Juan è uno studente di veterinaria scapestrato.
Svogliato, pecora nera di una famiglia di successo, rischia di diventare come quello zio che ha abbandonato l'università e frequenta ragazzine. Per questo viene sempre preso in giro.
Anche a Natale.
Ma lui ha un piano per riscattarsi e per rivalersi: rapinare il Museo di Antropologia della capitale, dove lavora.


Aggirare una sicurezza alquanto carente, rivendere quelle opere che non gli è concesso di toccare, vivere nella bambagia, di rendita.
Strano ma vero, il colpo riesce alla perfezione.
Strano ma vero, quelle opere sono così preziose da essere prive di valore.
E lo seguiamo Juan assieme all'amico Wilson, trascinato nell'impresa, allontanato dal capezzale del padre morente.
Vediamo la loro amicizia sbriciolarsi, i loro valori essere messi in discussione.
Perché, anche se di una rapina si parla, Museo racconta di radici, di tradizioni, di veri valori.
Che vanno dalla famiglia alle opere d'arte, da un passato condiviso all'etica propria anche dei rivenditori di opere trafugate.



Ricostruendo una storia vera, Alonso Ruizpalacios intesse il suo racconto come una lunga odissea, con la prima parte che di quella rapina parla, mettendoci pathos e adrenalina, con il seguito che vede Juan errare senza meta, portandosi sulle spalle, in zaini ricolmi, vasi, collane, maschere funerarie.
Come un'odissea, c'è una circe tentatrice che è però una Sherazada e c'è un polifemo che non si può accecare.
In America, un film simile, avrebbe la leggerezza di un Ocean, il piglio sicuro e gigioneggiante.
Immerso nella cultura messicana, vive invece di sensi di colpa e di riscatto, di famiglie connesse e di svolte che non ci si aspetta con il solito bellissimo, bravissimo Gael Garcia Bernal, che a 40 anni può ancora permettersi di passare per studente.
Insomma, con un peso maggiore che sta nel suo significato. Nel suo messaggio.
Capodanno, 1986 - Marzo, 2019
Il museo riapre, l'affluenza è al massimo: a voler essere viste, scrutate, ammirate, sono quelle teche ancora vuote, quelle radici che non ci sono più, che si era dimenticato di avere.
Le rapine, i film, servono anche a questo.

Voto: ☕☕/5

6 commenti:

  1. Non lo conoscevo, ma Bernal e i musei attirano effettivamente.

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    1. Ero uscito prima di Natale mi pare, ma parecchio in sordina. Finalmente lo si trova anche per altre vie, ed è un bel vedere ;)

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  2. Mi piacciono i film che raccontano "strane" storie e quindi certamente vedrò ;)

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    1. Faticherà ad arrivare su canali ufficiali, ma ne vale la pena!

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  3. Mi ero abbastanza annoiata.

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    1. Sarà la presenza di Bernal che ha il mio cuore da almeno 15 anni, ma io mi ci sono appassionata.

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