23 marzo 2019

Triple Frontier

Andiamo al Cinema su Netflix

Sono come il colonnello Hannibal: mi piacciono i piani ben riusciti.
Lo avevo capito con La Casa di Carta, lo ribadisco con il nuovo film Netflix Triple Frontier.
Un film visto a solo uso e consumo dei miei ormoni visti i protagonisti ad alto tasso di testosterone, vedi l'indimenticabile Jax Teller Charlie Hunnam, Pedro Pascal, Oscar Isaac, Garrett Hedlund e mettiamoci pure l'ex bisteccone Ben Affleck.
Dicevamo, mi piacciono i piani ben riusciti.
Così quando vedo che un piano per una rapina perfetta è perfetto, mi esalto. Poi, succedono cose, si intromette laggente, tutto naufraga inesorabilmente.
E io perdo la testa.
Non faccio altro che pensare: ma bastava così poco, perché han voluto far così? perché continuano su questa strada? ma non se ne rendono conto? Continuo ad inveire contro lo schermo silenzioso e finisco per non seguire con attenzione quanto succede poi. Il piacere è rovinato.



Come detto, era successo con La Casa di Carta, cult assoluto per molti, per me occasione sprecata visto che no, non puoi progettare una rapina nei minimi dettagli per più di 10 anni e poi rovinare tutto perché in 3giorni3 conosci la donna della tua vita che fatalità è a capo delle indagini.
Come, qui, non può crollare tutto per un semplice fatto di avarizia, per milioni in più in milioni e milioni già raccolti che non si vogliono abbandonare e che fanno letteralmente precipitare il piano concepito da Pope.
Che ce la mette tutta Pope per portare a casa almeno qualcosa, lui che ha rimesso insieme la vecchia compagnia di soldati che ora, senza più l'esercito a coprirgli le spalle, se la passa piuttosto male. Sembra di vedere Ocean, a squadra ridotta, con meno classe ma più muscoli. Mercenari impegnati ad espugnare la casa/cassaforte di un narcotrafficante degno erede di Pablo Escobar e che per ingordigia fan crollare tutto. Si sparge sangue inutilmente, si rischia la vita altrettanto inutilmente.


Una vera e propria odissea inizia dopo quella rapina e -volente o nolente- rallenta e appesantisce l'azione. Da qui in poi è allora un corso di sopravvivenza in mezzo alle Ande, cercando di far testa ai nervi sempre più scoperti, a personalità calde che fanno capolino.
Tutto mentre milioni si perdono per strada e i rimorsi la fanno da padrone. I miei, come quelli di una squadra senza un vero e proprio leader.
Si respira mascolinità insomma, si respira quell'azione polverosa propria del prode J.C. Chandor e del Mark Boal fedele sceneggiatore di Kathryn Bigelow, qui solo produttrice. E anche se manca il guizzo, anche se il passato si fatica ad accantonarlo, resta del buono.
Vuoi per dei protagonisti in parte (sì, pure il malinconico Affleck, che non sarà maestro di espressività ma si premia l'impegno), vuoi per le musiche scatenate di Disasterpeace che mescola Metallica e Pantera, vuoi per quel finale, in cui Charlie Hunnam si rivela come sempre l'unica luce da venerare.

Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. Nonostante il cast, evito tranquillamente.

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    1. Niente di così memorabile, ma con i film al cinema che latitano male non ha fatto.

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  2. Cinque altissimo per la tua posizione su "La casa di carta", detto questo mi confermi che il parco protagonisti di questo film ha tutto per far premere fortissimo il tastone "play" al pubblico femminile. Da parte mia un film Netflix di due ore, che scivola via come se durasse 85 minuti é molto gradito. La trama non è originalissima, ma apprezzo i film dove nessuno dei personaggi -per quanto interpretati da attori famosi- non è al sicuro. Cheers!

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    1. Scorre veloce, vero, ma con tutti quei milioni persi per strada si soffre più che per la morte di qualche attorone!

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  3. Concordo: non riuscitissimo, ma si fa vedere. Per motivazioni diverse tra pubblico maschile e femminile, ma si fa vedere.

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    1. Diciamo che le motivazioni femminili di partenza abbracciano poi una trama non così banale, un'azione che ha la sua intensità ;)

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