12 novembre 2021

Pig

Andiamo al Cinema a Noleggio

Il maiale di Nicolas Cage viene rapito. 
Lui farà di tutto pur di ritrovarlo.

Ditelo, come me, state già ridendo sotto i baffi a leggere una trama così.
Già non state nella pelle per godere dell'ennesimo, assurdo film, di un attore instancabile, che non disdegna alcun ruolo, alcun titolo e che anzi: più assurdi sono, meglio è.
Per dire, solo in quest'anno rivedremo il buon Nicola Gabbia (cit.) combattere contro pupazzi assassini in Willy's Wonderland e nei panni di se stesso, chiamato a presenziare ad un festa che si rivelerà un trappola mortale per un milione di euro (The Unbearable Weight of Massive Talent).
Quale sorpresa, invece, scoprire che Pig riesce a commuovere, che Nicolas Cage, soprattutto, regala un'interpretazione sentita e autentica.


Lo ripeto e lo ribadisco.
Sì, ci si commuove.
Sì, Cage mette da parte facce buffe e meme istantanei a favore della sottrazione, nascondendosi dietro le cicatrici, dietro la sofferenza, di Rob.
Che vive isolato nella sua baita fra i boschi assieme al suo maiale da tartufo, rifornendo un giovane riccastro di Portland con il suo raccolto, ricevendo in cambio viveri e quanto necessario per sopravvivere.
Fino a che, appunto, il suo maiale gli viene rapito.
Torna a Portland, Rob, fa di quel riccastro il suo autista e il suo aiutante in una ricerca disperata che diventa una passeggiata sofferta nel viale dei ricordi della vita passata, di quello che Rob era prima.
Prima di cosa?


Meglio non dire di più, meglio lasciar cuocere la trama di Pig a fuoco lento, gustarla come un buon bicchiere di vino, mentre poco a poco mostra e accompagna, rivela ed emoziona, una portata dopo l'altra.
Donando spessore a quel riccastro che ha il volto di un Alex Wolff in gran forma che si dimostra spalla perfetta di un Nick mai così in parte, finalmente credibile in lezioni di vita servite fredde, tra una solidità fisica e una rusticità nei modi elevate dal sangue raffermo, cicatrici e unto.


Michael Sarnoski, al suo incredibile esordio, ha asciugato il minutaggio per volere dei produttori, regalando un racconto breve e condensato che ha richiami non troppo nascosti alle tragedie greche, che si muove fra splendidi colori autunnali e che finisce per commuovere.
Un occhio da tenere d'occhio, il suo, capace di dare a Cage un ruolo di spessore, un personaggio con cui è difficile non identificarlo.
Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. Non sono uno di quelli che considera la capacità di commuovere una delle caratteristiche chiave per un buon film, però su quel finale, proprio su quella scelta musicale, ho urlato allo schermo: «Ma allora mi vuoi proprio far piangere EH!?» (storia vera). Arriveremo a dicembre e penso che questo sarà uno dei titoli migliori del 2021, una di quelle prove di Nicola Gabbia (grazie per la citazione!) anche per chi non lo considera come meriterebbe, ben felice che il film ti sia piaciuto ;-) Cheers

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    1. A sorpresa, credo che nei listoni finali finirà anche da me e proprio perché dove c'è il cuore, la nostalgia, io ci sguazzo.
      E quella canzone finale, non sapevo se spoilerarla qui, un colpo come è stata.
      Nicolas Cage e un maiale, chi poteva mai dirlo!

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  2. Ci ripenso da settimane, lo sai?
    Finirà nel listone, mi ha commosso in una maniera che non ti so spiegare, boh.

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    1. Capisco benissimo perché mi sono ritrovata allo stesso modo, oltre a rimanere incantata dall'occhio del regista.
      Una piccola, grande storia.

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  3. Ma che davvero?
    A me continua a ispirare tanto quanto un film... su Nicolas Cage che cerca di ritrovare il suo maiale rapito. XD

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    1. Davvero davvero!
      Forse è un film troppo fordiano (Ford, batti un colpo!) per incantare anche te, ma chissà, potresti stupirti.

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