17 marzo 2019

La Domenica Scrivo - Waterworld (e di futuri per cui combattere)

Siamo in un non così lontano futuro del XXI secolo e la terra non esiste più.
La Terra esiste ancora, solo che è ricoperta esclusivamente da acqua, ci si sposta solo in barche, jet skis o a nuoto. Qualche atollo superstite c'è, il resto sembra essere leggenda per alimentare scorribande, depredazioni, rapimenti.
Siamo in quel futuro non troppo lontano che manifestazioni in tutto il mondo stanno cercando di evitare: giovani che chiedono di non arrivare a quello che Kevin Reynolds ha pensato, destinato com'è a fare flop.
Ovvio che per sopravvivere in mezzo a tutta quell'acqua, per abituarsi a questo nuovo mondo, ci si adatta, anche entrando a far parte di gang sanguinarie, sapendo che il do ut des è la moneta di scambio, in mare aperto esistono poche cortesie, solo la fame di vivere. Ad adattarsi è poi anche il corpo, con mutanti (uomini-pesce) a minacciare la purezza della razza umana.
Come il marinaio Kevin Costner che per questo viaggia solo, nel suo trimarano super-accessoriato, sfruttando solo quel che il mare gli offre.



Inevitabile quindi che Dryland sia la meta agognata da tutti, che leggende attorno alla sua esistenza nascano, che anche il tatuaggio misterioso di una misteriosa bambina, diventi parte di questa leggenda. Va da sé che quel marinaio finisce per doversene prendere cura, lui che resta un solitario burbero e non troppo dal cuore d'oro, capace di buttarla in mare, Enola, di vendere al primo che passa la sua matrigna, Helen.
Ovvio che quei sanguinari degli Smokers inizino a dar loro la caccia, in inseguimenti infiniti che fanno la fortuna degli stuntmen (a ben guardare, molto più numerosi del cast stesso).
Ora, che il film più costoso della storia del cinema al momento della sua uscita, non sia invecchiato benissimo, è presto detto. Che debba la maggior parte del suo appeal a quel futuro altrettanto distopico -ma inversamente più secco- di Mad Max pure.
Ma quello che rende stranamente attuale un film futurista come Waterworld, è che quel futuro è davvero vicino, è quello che dobbiamo scongiurare. Che in realtà, mutazioni simili ma diverse -nessuna branchia è coinvolta- già ci sono. Dei Bajau ho parlato un'altra Domenica, del loro saper camminare, cacciare, praticamente sopravvivere in acqua, spostandosi a nuoto o in canoe, si cibano di pesce, vivono in palafitte armoniosamente con quello che il mare offre loro.
Come abitassero già in Waterworld.


Non è semplice scongiurare il peggio se chi ha il potere finge di non sentire, esce da comitati, non vuole danneggiare industrie e commerci.
Ma è più semplice se si parte da piccole azioni, che vuol dire anche scioperare di venerdì, al fianco della 16enne Greta Thunberg diventata simbolo proprio perché senza un tale simbolo i giornalisti non ne parlerebbero.
Io, nel mio piccolo, cerco di eliminare la plastica superflua, nonostante una rigorosa raccolta differenziata. Sto passando agli shampoo e balsami solidi, agli assorbenti lavabili (sì, che schifo, si parla di mestruazioni. Mestruazioni che vi ricordo hanno vinto pure un Oscar, tiè), faccio shopping -non compulsivo, chi esce più di casa ormai?- quasi solo in negozi dell'usato, non uso bicchieri di plastica ma tazze, l'orto si nutre di pioggia piovana raccolta dall'ingegnoso sistema di grondaie/cisterne del giovine, presto avrò galline a darmi uova (nel mentre, mia nonna e i suoi vicini elargiscono regali), cerco di usare il meno possibile l'automobile anche se alzarsi prima per andare a lavoro in bici resta il prossimo obiettivo da raggiungere ora che l'inverno sta per finire.
Piccoli gesti che vanno ad aggiungersi a un riscaldamento non eccessivo, a luci spente e lampadine a basso consumo, a detersivi ricaricabili che sembrano banalità, sembrano non poter arginare il problema, ma se servono ad evitare un futuro pieno di brutti ceffi come quello di Waterworld, io sono pronta a farli.
E lo dice quella stessa ragazza che da bambina sognava di essere speciale come Enola, di essere la chiave per il paradiso, di avere un mare sconfinato in cui nuotare. Nel mentre, Kevin Costner è passato dal solcare indomito le acque a spezzare tonni pinna gialla.
I cambiamenti, a quanto pare, sono sempre possibili.


8 commenti:

  1. Da parecchio tempo volevo rivedermi questo film, ma sto continuando a rimandare, lasciatelo dire l'associazione con Greta Thunberg è davvero azzeccata, bravissima ottimo post. Cheers!

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    1. Lo avevo visto lo scorso lunedì senza sapere di essere in tema con una settimana di scioperi e proteste, unire il tutto è venuto automatico anche perchè di un film invecchiato maluccio poco altro potevo dire ;)

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  2. Sì, quasi non ci si crede che certi film sembrano così paradossali da essere invece attuali, questo film è l'esempio, e no, non dobbiamo assolutamente arrivare a quel punto ;)

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    1. Per fortuna è un futuro ancora lontano per noi, ma non troppo. Che io di avere le branchie non ho proprio voglia!

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  3. a me questo film piace tanto perché poi mi ha fatto pensare anche a Conan, il ragazzo del futuro. quell'altro apocalittico/distopico di Costner col postino mi piace un po' meno invece.

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    1. Non conosco nessuno dei due, ma a Waterworld era affezionata da bambina quando speravo di essere speciale come Enola, o semplicemente poter nuotare e nuotare in mare aperto.

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  4. Waterworld ed Il Postino per me sono due bei film certo non perfetti però hanno il piacere di saper raccontare una storia allo spettatore!

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    1. Strana associazione, Waterworld e Il Postino fatico davvero a immaginarli vicino, viste le storie, visti i protagonisti :)

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