2 marzo 2019

La Casa di Jack

Andiamo al Cinema
(sì, il post è più lungo del solito ma c'ho messo parecchio impegno)

Ciao sono Lars e ho un problema.
Penso troppo, sono depresso, faccio film controversi, folli, strani e quasi non capisco più se li faccio così controversi perché così mi piace o perché questo ci si aspetta da me.
Spingere il limite sempre più in là, parlare di vita, di sesso e ora, ancora una volta, di morte.
Non la morte che sopravviene e distrugge una coppia, non la morte in agguato nel braccio della morte, non la morte del desiderio, ma quella ricercata, raffinata, portata a termine come fosse un'opera d'arte.
Il limite in questo caso è un serial killer, uno di quelli spietati, senza remore, senza sensi di colpa. Anzi.
Pure lui il limite lo sposta sempre più in là, giocando con la polizia, con le sue vittime, con se stesso. Ma non con Dio, con lui non si può.
E parlo allora anche di fede e di religione, di quei concetti astratti di paradiso e inferno, parlo di arte soprattutto, di tigri e agnelli, di case e del loro materiale per essere costruite che diventano di per sé capolavori.
Ciao sono Lars e ho un problema.
Vorrei che le lodi o le critiche a priori fossero messe da parte, niente pregiudizi -buoni o brutti che siano- lasciate andare il film.
Le polemiche a dopo la visione.



Ciao sono Jack e ho un problema.
Non ho un problema, in realtà.
O forse sì.
Sono un ingegnere che si crede un architetto. Sono un ossessivo compulsivo e un serial killer.
Accoppiata quanto mai bizzarra, quasi incompatibile.
Ma invece uccido -donne, bambini, uomini- e scendo a patti con me stesso.
Voglio raccontarvi solo 5 incidenti però della mia lunga lista di omicidi.
Quattro donne: ciarliere, disattente, stupide o troppo materne.
E un esperimento, un tentativo di vedere se quei nazisti avevano ragione, se riuscivano davvero a risparmiare sulle loro munizioni.
Incidenti, si diceva, ma anche mie volontà.
Di giocare, di tentare, di sentirmi superiore, con Dio dalla mia parte, con la polizia incapace di fermarmi. Anzi, capace di consegnarmi la mia vittima.
Racconto tutto questo a te, Verge, mia guida, mio accompagnatore, in questo viaggio dall'inferno al paradiso o dal paradiso all'inferno.


Ciao sono Lisa e ho un problema.
Fatico sempre a parlare di un film importante, come se anche le mie parole dovessero essere alla sua altezza.
Non stupide, non trite e ritrite, non in uno schema classico e stanco solo a presentarlo.
E come si fa se il film in questione è l'ultimo di Lars von Trier, che ancora prima di uscire aveva creato polemiche? Prima a Cannes con gente che usciva dalla sala o gli tributava una standing ovation di 10 minuti, in Italia poi con la censura, il vietato ai minori, le due versioni in uscita anche se di uscita -in circa 100 copie- si fatica a parlare.
Si fa mettendo da parte tutto questo, come presuntuosamente penso vorrebbe Lars stesso.
Ne siamo capaci?
Sì.
Perché se a parlare è Jack, se Jack conversa con Verge, se Lars ci mostra le gesta e gli incidenti di Jack quello che si vede è uno spettacolo, meglio, una lezione che non può lasciare indifferenti.
Certo, è lo stesso stile a capitoli e fatto di concatenazioni che Lars aveva usato in quell'altro grande film che era Nymphomaniac.
Incidenti ed omicidi, trovate assurde di Jack che si intervallano a sue riflessioni sull'arte -come già detto-, sul ruolo di Dio e della religione, in cui non mancano riflessioni interessanti sulla maturazione dell'uva, sul ruolo della muffa, sul triste destino dell'albero di Goethe, su aerei da combattimento che sono più che capolavori, su icone del male a mostrare una poesia capace di resistere anche nel sangue.


Il film avanza, mentre gli incidenti si susseguono mostrando un Matt Dillon che così bravo non lo si ricordava, mentre si versa una lacrima per quella voce impostata di Bruno Ganz, si soffre per Riley Keough, si sorride cinicamente con Uma Thurman, si applaude ai riferimenti rock, sia un David Bowie colonna sonora portante o un Bob Dylan richiamato da folli cartelli.
Nel mentre, si sussulta con un montaggio didascalico, metaforico e puntuale, con inserimenti che riprendono la filmografia di Lars stesso come un suo testamento e si rabbrividisce a parole, dialoghi da applausi.
E si arriva al finale.
A quel finale assurdo, così assurdo, artistico, esagerato, da essere arte di per sé, non solo richiamo all'arte.
Tocca ammettere -ciao, sono sempre Lisa e ho un problema- che questo Jack pur essendo una summa, pur prendendo spunti e richiamando Nymphomaniac, rispetto a Nymphomaniac lo trovo minore. Sarà che lì c'era un desiderio diverso, c'era una protagonista diversa e c'era l'amore a fare da sfondo.
Qui, però, c'è più crudeltà e meno sofferenza, più mascolinità e più frustrazione, in quella casa che si continua a demolire, in porte che non si aprono o in sfide che non vengono accolte.
Resta un fatto, che a descrivere e definire al meglio questa Casa di Jack sono le stesse parole di Lars. Con il mondo che non dà credito a chi crea icone, a chi ha impatto su quel mondo, per quanto orribile e crudele.
Viene considerato il male finale.
Arte stravagante.
Muffa nobile.
E mi sento di dire: ben venga questa muffa, se è così nobile.

Voto: ☕☕/5


8 commenti:

  1. Pur non amando Lars, questa volta che fa un genere che mi piace, impossibile saltarlo.

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    1. Davvero curiosa di leggerti, estremo ma anche molto, molto intelligente come film.

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  2. Proviamo a considerarlo solo un film, se possibile... lasciando fuori le provocazioni, gli ultras e gli haters del regista. Di Von Trier ho amato alcuni film, altri mi hanno lasciato indifferente, altri mi hanno schifato. Ma la patente di "autore" non gli si può disconoscere.
    E' un horror, e a me il genere non piace. Così come non piace il fatto che su Von Trier sia difficilissimo discutere (non mi riferisco certo a te, ovviamente).
    Lo vedrò (forse) più avanti, e ne parlerò (forse) quando le acque si saranno un po' calmate... intanto mi sono letto questa tua bella recensione.

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    1. Il bello di Lars è che anche quando fa un horror, fa molto di più. Un horror-saggio, con riflessioni come sempre intelligenti su arte, filosofia, fede. Le acque quando si tratta di lui sono sempre agitate, ma ringrazio di invischiarmi poco nel suo stadio.

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  3. Ah però, 4 caffè, interessante ;)

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    1. Lo è davvero, anche se Nymphomaniac un mezzo punto in più lo aveva per me.

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  4. Ciao sono Cannibal e ho un problema.
    Con chi odia Lars, non con te.
    Anzi, questo post è da standing ovation da 10 minuti. E spero che almeno per te non arrivi alcuna censura. ;)

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    1. Grazie Cannibal, e benvenuto in questo angolo senza haters e senza censura :)

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