28 febbraio 2022

Il Lunedì Leggo - Il Ragazzo Selvatico di P. Cognetti

Dalla Primavera all'Autunno, in montagna.
Non un anno intero, ma attraverso le quattro stagioni, riscoprire quei luoghi che avevano caratterizzato l'infanzia di un bambino di città che si inselvatichiva in due mesi di aperta natura.
Tornare lì, a rifugiarsi e isolarsi da un mondo di cui non sa più che scrivere, e cercare di ripartire.
Farlo, da solo.
O quasi.
Farlo, chiuso nel suo rifugio.
Ma non sempre.
Perché uno scrittore ha bisogno di incontri.
Perché l'aria fresca, i boschi, le cime, chiamano.


Nasce così un Quaderno di montagna, che riavvicina Paolo Cognetti alle terre che esplorava in alto e in basso, quando era adolescente.
Ci ritorna per ritrovare se stesso, e l'ispirazione per scrivere, quella con con il tempo lo porterà a raccontare Otto Montagne e vincere il Premio Strega.
Ma anche a trasferirsi definitivamente lì, fra i monti.
Il resoconto di questa prima esperienza è a tutti gli effetti un diario.
In cui si citano poesie e si riportano autori amati, dal Walden di Thoreau alle montagne venete di Rigoni Stern, dedicando il tutto allo spirito guida di Chris McCandless.

Ci sono le riflessioni, i libri letti, ci sono gli incontri e le sfide.
C'è la rabbia verso i cacciatori, c'è l'amicizia che nasce con i pastori e con chi, nella piccola contrada valdostana, ancora vive, o torna a vivere per l'estate.
Ci sono gli animali incontrati e salutati, quelli osservati da vicino e quelli che si è cercato di rintracciare.
E c'è pure Lucky, quel cagnolone bianco-nero che diventa un compagno di vita che sbuca sempre fra le foto di Cognetti, oggi.
C'è tutto questo, e c'è molto di più mentre si scalano cime, si coltivano orti, si sperimentano diete e si ritorna sempre lì: al passato.
Quello complicato, fra i monti, con la famiglia.
Quello di quella montagna, più vivo e più vivido.
Un passato che fa a pugni con un presente di solitudine per chi è rimasto e una Milano che sta stretta, a cui tornare una volta arrivati l'autunno, i primi geli.

Anche se in quaderno, anche se in un diario, la penna di Cognetti è così sentita, così precisa, che riporta pure a me, bambina che in montagna non ci voleva più andare, la voglia di tornare ad esplorare vette e boschi.
La passione, la devozione, anzi, la felicità, è vera solo se condivisa, dicevano.

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