22 febbraio 2022

Berlinale 72 - Pochi film in pochi giorni

Due anni fa quando i primi casi di Covid-19 erano arrivati in Italia, io me ne partivo per Berlino.
Le prime mascherine spuntavano in aeroporto, i toni dei giornali si erano improvvisamente calmati e tutto sembrava superabile lavandoci spesso le mani.
Chi poteva pensarlo che sarebbe stato un ultimo spasmo di libertà?
Che tornata a casa, di lì a una settimana saremmo stati chiusi in casa in lockdown e che per tornare al cinema ci sarebbe voluto ancora molto, molto tempo?



Dopo due anni esatti in cui viaggiare è significato starmene in Italia, sono tornata in solitaria su un aereo quasi a voler chiudere un cerchio e dissipare le paure che mi attanagliavano tra contagi alle stelle e burocrazia insidiosa.
Pochi giorni, pochi film, ma quelli giusti.
E una città giusta anche se martoriata da raffiche da uragano (proprio così le chiama Google Meteo) in cui rifugiarsi in sala è diventa ancor più la scelta giusta.

Questo, quindi, quello di cui ho potuto godere:


Incroyable Mais Vrai

Dopo la Toro-Emozione veneziana, desideravo incontrare ancora il signor Dupieux.
Il regista del non-sense, del senso dell'umorismo stralunato, parte questa volta con due idee davvero niente male.
Quali?
Siete sicuri di volerle sapere?
No, dico, perché sono davvero niente male, eh.
Anche se poi le sviluppa un po' così.
Si perde, non sembra sapere dove andare a parare, intercetta temi importanti trattandoli troppo alla leggera.


Allora, le idee sono davvero geniali.
Assurde, forse è meglio usare questo come aggettivo.
Anche se meno interessanti sono i personaggi chiamate a viverle queste idee, tra disavventure di coppia e di ego ingombrante.
Con la sensazione che potevano nascerne due cortometraggi ben riusciti, e invece ne esce un film lungo appena 74 minuti molti dei quali di montaggio veloce e musicale, in cui le idee perdono della loro forza.
Ah, già, quelle idee.
Facciamo che le scoprite da voi, che il film è stato acquisito e prima o poi sarà distribuito, anche perché parte del -poco- divertimento è dato proprio dal dover aspettare a capire quali sono queste idee.


Queen of the Qing Dynasty

Una ragazza con disabilità e vittima di dipendenze al suo ennesimo ricovero in ospedale.
Un ragazzo immigrato, che cerca di ottenere la cittadinanza lavorando in quell'ospedale e cercando attraverso la musica, di tirar fuori dal suo silenzio, lei.
Da questa base, e da una foto di scena così, mi aspettavo un classico film indie, romantico a modo suo, leggero nel trattare temi importanti.


Che delusione invece finire nel vortice artistoide di Ashley McKenzie, interessata più a come rendere speciale il suo film tra punti di vista, colonna sonora e immagini ipnotiche, che ai suoi protagonisti.
Che restano poco caratterizzati, freddi e capaci pure di suscitare antipatia.
La loro amicizia, così speciale non sembra, i loro mondi non sembrano unirsi e il lieto fine non sembra nemmeno di casa, solo una parantesi che permette finalmente di uscire dalla sala senza un accenno di applauso.
La pesantezza regna in questo Canada sporco con pazienti lasciati alla sbando, e nello sguardo assente di Star (Rats al contrario), che non riesce davvero a suscitare empatia.


Ladies Only

Un documentario che parte da una premessa semplice: cosa pensano, come vivono, le donne di oggi in India?
Per scoprirlo, la regista Rebana Liz John è salita a bordo degli scompartimenti femminili degli affollati treni che passano per Mumbai, incontrando giovani indipendenti e femministe, anziane turbate da questi cambiamenti, signore che non credono nel matrimonio, altre che si pentono di aver abbandonato la loro educazione per il matrimonio.


Con la religione che fa la sua parte nel far loro accettare anche il più ubriacone dei mariti e con la cultura pop che entra a gamba tesa facendo della Amy di Gone Girl una eroina da ammirare.
Con un bianco e nero che rende ancora più belle le protagoniste e meno caotica la situazione su quel vagone, le risposte che sentiamo ci accompagno in riflessioni e in scelte coraggiose su quel che significa essere donna oggi.
Nella sua universalità, nell'India in cambiamento e luogo di scontri culturali.
Si finisce così per ridere con loro, per ammirarle e pure per commuoverci.
La bellezza sta anche in questi piccoli ma importantissimi progetti.


Le Chêne

Fino all'ultimo, ho cercato i biglietti per il nuovo documentario su Nick Cave This much I know is true, invano.
Con il cuore affranto ho optato per questo documentario francese, opera prima di Michel Seydoux in coppia con Laurent Charbonnier.
Un documentario su una quercia.
Che detta così so come suona: pretenzioso, noioso, già visto.
Degno dei soporiferi pomeriggi su National Geographic.
Ma visto che nel mio giardino regna Lamiaquercia, che mi accompagna di trasloco in trasloco da più di 15 anni, mi sono lasciata tentare.
E quanto ne sono stata felice!


Sì, si tratta di un documentario naturalistico, che segue un anno di vita di una quercia datata 1810 situata nella campagna francese, da estate a primavera, con i suoi piccoli abitanti come protagonisti.
Abbiamo uno scoiattolo ingordo, dei focosi insetti, dei timorosi topolini, un'affiatata coppia di uccelli e un cinghiale dal prurito contagioso. E abbiamo i pericoli della natura, che siano metereologici o di chi è a caccia.
Senza nessuna voce narrante, l'azione la fanno questi animali dalle emozioni quanto mai umane, con la musica a fare da ulteriore protagonista.
E così, una sala elegante e gremita si è ritrovata con il fiato sospeso per un inseguimento al cardiopalma, si è trovata ad urlare per l'arrivo di un serpente, a commuoversi per l'amore, quello vero, e infine si è ritrovata con il cuore colmo di bellezza per quello che la natura è e che una semplice quercia può rappresentare.
Questo documentario, assieme a questa visione condivisa, me la porterò nel cuore, come piccola metafora di rinascita, di cerchio spezzato.

Chiudo con la sua canzone più bella, in loop da giorni:



4 commenti:

  1. Io saranno almeno vent'anni che mi propongo di andare alla Berlinale... poi mi dico: film in v.o. sottotitolati in tedesco e inglese (immagino): che ci vado a fare?

    (accidenti a me che sono ignorante come una capra... :(

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    1. Potresti puntare sui film italiani o con quelli senza dialoghi 😉 in realtà, anche con i sub inglesi non è troppo difficile, sarà che scelgo sempre film con poco parlati. In ogni caso, scoprire sale sparse per la città e respirare un'aria diversa dalla bolla veneziana te lo consiglio!

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  2. Ah, fa piacere sapere che i tempi in cui si può viaggiare all'estero stanno tornando. Anche se io per il momento ho ancora un po' di diffidenza...

    Il nuovo film di Mr. Oizo potrebbe fare per me. Il documentario sulla quercia (really???) invece mi sa di no. XD

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    1. Sono felice di aver superato ansie e timori, e aver chiuso un cerchio.
      Anche se ora viaggiare torna a far paura per motivi diversi.

      Il documentario sulla quercia acquista punti per la visione collettiva e sentita, Mr. Oizo non è ai suoi massimi livelli, purtroppo.

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