23 maggio 2022

Il Lunedì Leggo - Denti Bianchi di Zadie Smith

Arrivo con un ritardo di più di vent'anni.
Arrivo con un ritardo di qualche mese, anche.
Perché nonostante l'alone di romanzo di culto, di bestseller che ha avviato una carriera senza freni per la sua autrice, io ho faticato.
Ho faticato così tanto, all'inizio, da metterci dentro altri romanzi, altre letture veloci, per distrarmi.
Questione di ingranaggi, che ci mettono un po' a ingranare, di storie corali, di famiglie ingombranti e di destini ad unirle che lentamente si incrociano.
La sensazione, almeno per me, è stata questa.


Perché una volta abbandonati i racconti di guerra di Samad e di Archie, una volta messe da parte le lamentele delle loro giovani mogli Alsana e Clara, una volta che i loro figli, i gemelli Millat e Magid e Irie crescono e diventano degli irrequieti adolescenti, il coinvolgimento si è fatto sentire.
Colpa dell'età?
Del guardare più ai primi bollori, alle prime crisi, ai dubbi e alle invidie dentro le case degli altri rispetto a matrimoni di circostanza, in una Londra tutt'altro che benevola per chi arriva da lontano?
Siamo in quella Londra multietnica a cui poco importa se ti sei battuto al fianco del suo esercito, resti uno che deve tornarsene al suo Paese, se sei nato in Bangladesh. E resti invischiata in un passato di colonizzazione, se vieni dalla Giamaica e se sposi un bianco.
Ma la seconda generazione, quella composta da figli che solo cresciuti si rendono conto delle differenze, è diversa.

Può ancorarsi al passato remoto, al fondamentalismo da cui sembrava così distante Millat, nella vita fatta di sesso, droga e zero pensieri. O per assurdo, essere più inglese degli inglesi, come Magid con i suoi modi eleganti e raffinati, rendendo due gemelli identici fisicamente, agli opposti nei loro credi.
O infine, si può guardare avanti, provando invidia per famiglie bianche che vedono nella pelle scura dei loro ospiti, degli esperimenti da portare avanti.
Si incrociano così i destini degli Iqbal, dei Jones e dei Chalfen.
Attorno a figli da educare e da tenere a bada, e soprattutto attorno a un topo del futuro con cui l'uomo si sostituisce a Dio.
Nel mezzo, la Londra del caos, dei tradimenti e degli adolescenti che scappano di casa, di chi aspetta la fine del mondo, di chi la fine la sente vicina.

Zadie Smith tiene le fila dei suoi personaggi ed è facile identificarla come l'insicura ma determinata Irie.
Ma come tutti i racconti, le radici affondano ben lontane, affondano in quei racconti di guerra sui quali ho sbadigliato, su quella colonizzazione e sulla fede trovata, che sono il fondamento di un'amicizia che si stringe attorno al tavolo di un pub, e che fa del bonario Archie il personaggio a cui in questo caotico universo, più mi sono affezionata.
Più di vent'anni e qualche mese dopo, passate le ritrosie, macinati gli ultimi capitoli con voracità come parte di questa famiglia allargata, questi Denti Bianchi si sono rivelati l'esordio esplosivo che erano e che sono.
Quei racconti corali che richiedono un pizzico di pazienza, perché tutti i pezzi, come tutti i denti, troveranno il loro posto.
A costo di sgomitare.

4 commenti:

  1. Ciao, lo lessi quando usci' e ne fui rapito. I suoi romanzi successivi invece non mi hanno mai del tutto convinto.

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    1. Mi ci è voluto un po' per ingranare, ma poi sì, ha rapito anche me. Resto curiosa sul resto dei suoi scritti, che sono pochi e facili da recuperare per fortuna.

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  2. Per me può aspettare anche altri 20 anni... :D

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    1. Ma no, qui c'è la Londra cosmopolita, ci sono i bollori adolescenziali, c'è il passato che ritorna... Roba più cannibale che fordiana!

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