Siamo sempre lì, alle famiglie tutte diverse nella loro infelicità.
Nella Roma della borghesia, dei grandi appartamenti vista San Pietro e delle case in campagna, i pasti si consumano in silenzio, dietro le camere da letto i no non valgono, e a risentirne sono i figli.
Figli che osservano la tristezza della madre, la sua voglia di fuggire, e vorrebbero fuggire per primi.
Dal loro corpo prima di tutto, in attesa di un segnale o di un miracolo per farlo cambiare, mentre quel padre padrone regala fratellastri ma non stabilità.
La colpa, come sempre, ricade su di lei.
Su una madre bellissima e intensa che ha il volto della perfetta Penelope Cruz.
Una Penelope idolo irraggiungibile per Adriana che vorrebbe essere Andrea, che la difende e la odia, che con lei guarda, canta, balla, diventa Raffaella Carrà.
Sono gli anni della tv calore di un focolare domestico freddo in cui la fantasia può galoppare a ritmo di caroselli.
Intenso e intimo, il ritratto di questa famiglia infelice ad opera di Emanuele Crialese, coinvolge e appassiona. Fa sentire la tristezza di una madre, l'oppressione di una figlia, la tristezza di una casa in cui non si fa abbastanza rumore.
Tra sogni ad occhi aperti e fantasie in bianco e nero, ne esce un film italiano al 100% e per questo ancora più incredibile.
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