7 settembre 2022

Venezia 79 - I Documentari

All the Beauty and the Bloodshed

La storia di Nan Goldin, fotografa, riesce a coprire così tanti temi che andava racconta. 
Una storia che parla attraverso le sue immagini e il suo attivismo degli ultimi anni, e che parte da un fatto privato: il suicidio della sorella.



Una sorella non accettata dalla famiglia per la sua sessualità che lascia un vuoto, lascia la voglia di ribellarsi, di scappare e di trovare una famiglia diversa a New York, in cui la comunità LGBTQ+ diventa la protagonista delle sue foto, della sua vita. 
Una comunità che si spezza con l'ondata di morti causati dall'AIDS, un malattia stigma che la porta a organizzare una Mostra in cui i più importanti artisti, e amici, partecipano e mette il seme per altre proteste attive che un'altra ondata di morti porta, quella causata dalla famiglia Sackler e dalla dipendenza dall'oxy.
Già raccontata minuziosamente in Dopesick, il documentario di Laura Poitras non si concentra sul ricostruire cause  e origini di un'emergenza sanitaria che negli Stati Uniti non conosce fine, ma punta lo sguardo sull'attivismo di Nan e del suo gruppo P. A. I. N. che va a colpire i più importanti musei che accettano donazioni dai Sackler e che hanno ali e sale a loro dedicate. 

Andando avanti e indietro nel tempo, trovando l'origine del suo lavoro, del suo attivismo, Nan confessa molto della sua sfera privata che va ad abbracciare ovviamente i suoi lavori e il suo sguardo. 
Una donna, un'artista, importante e dallo sguardo importante, che racchiude nella sua vita la storia degli Stati Uniti e che l'ha raccontata. 
Didascalico ma essenziale, il documentario punta sulla sua voce, arrivando dritto al cuore. 

Music for Black Pigeons

Con il jazz non ho un bel rapporto. 
Colpa delle ninne nanne dei genitori appassionati che me l'hanno resa una musica con effetto soporifero quasi istantaneo. 
Ma so che devo farci pace, che devo spingermi a conoscerla e capirla, e i film sono il mezzo con cui farlo. 
Questo documentario mi spiana la strada verso sonorità calde e romantiche. Quelle di Jakob Bro che nella registrazione dei suoi dischi, riunisce a sé figure storiche e importanti del panorama jazz internazionale. 



Le età si confondono, perché in musica conta l'anima, la bravura. 
E così vecchi signori dallo spirito giovane, incontrano giovani dall'anima saggia dando vita a una comunità che si basa sui maestri, su un rispetto reciproco e su una vita che si fonda tutta sulla musica. 
Le interviste singole mettono in luce le loro personalità importanti, dentro agli studi o nei concerti, li vediamo essere loro stessi. 
E ne esce il ritratto di professionisti e appassionati, di cittadini che parlano un altro linguaggio e fra loro si riconoscono. 
Molti fra loro, ora, non ci sono più. 
E a fine visione, fra note che conquistano, non si può che piangere in loro memoria. 


Desperates Souls, Dark City andare the legend of Midnight Cowboy

Sono solo due i meriti di questo documentario fin troppo classico e non troppo bene strutturato: avermi fatto vedere ancora una volta la bravura di Jon Voight anche quando intervistato, avermi dato la spinta per scoprire finalmente Midnight Cowboy. 



Un film pilastro per la cinematografia americana fin dai titoli d'inizio, una svolta per come mostrava in modo crudo ma tenero, la vita di due senzatetto fra le strade sporche di New York con la prostituzione e le tariffe come metodo di sostentamento. 
Invecchiato benissimo e avanti anni luce rispetto ai tanti gridi di apertura che ancora oggi si urlano per scene che coinvolgono due uomini, il film di -, a rischio censura e divieti, si è imposto per la bravura dei suoi protagonisti, per la bellezza dei suoi personaggi e per l'originalità di in racconto che tra incubi, sogni e flashback regala brividi. 
Il dietro le quinte della sua realizzazione è interessante quasi quanto il film, ma come tutte le analisi, non riesce a regalare la stessa magia. 
Quanto a me, mi sono innamorata di Jon giovane, così ingenuo nella sua bellezza, così in perfetta alchimia con il Rotso di un Hoffman strepitoso. 

Godard Seul le Cinema

Come incasellare quel genio in continua mutazione di Jean-Luc Godard? 
Ci ha provato in film di finzione, che sono tra i pochi ad aver apprezzato.



Ora ci prova Cyril Leuthy con un risultato cronologico e didascalico, con interviste ad ex amori ed ex attrici, a critici ed esperti, che esaltano il genio di un maestro restio alla fama, che poco dice. 
Un peccato, vista la fame di vita e sperimentazione che il regista francese ha, ma che un documentario classico non può certo tradurre. 

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