6 settembre 2022

Venezia 79 - Love Life | Blanquita | Palimpsest | Onion Mountain

 Love Life

Nel Giappone di oggi, le tradizioni ancora contano. 
Un matrimonio con una donna divorziata, con un figlio di un altro e perlopiù coreano, non è visto di buon occhio. 
Soprattutto se questo matrimonio ha spezzato un fidanzamento più promettente. 
Ma quando il lutto peggiore bussa alla porta di casa, i muri si infrangono, e anche quel matrimonio inizia a scricchiolare.


Cosa li univa, davvero? 
Un figlio splendido campione di Othello?
Cosa li divide? 
Un dolore che percepiscono diverso, per responsabilità, attaccamento? 
E ora che l'ex marito è tornato, che fare? 
La distanza è inevitabile, mentre madre e padre adottivo affrontano la morte in modo diverso, appoggiandosi in modo diverso anche ai genitori. 
Delicato e diretto, questo breve racconto di amore e vita, come da titolo, è un altro tranche de vie che passa per piccoli appartamenti, grande povertà, silenzi difficili da reggere. 
Ma l'umanità che lo regge, il finale fatto di più finali, lo rende una visione che richiede calore. 

Blanquita

Una ragazza accusa importanti politici di averla tenuta segregata e violentata in una villa sulle colline. Con lei altri ragazzi e pure bambini. 
Dice il vero, questa ragazza madre dal passato turbolento? 
Dice il vero il suo compagno di orfanotrofio, psicologicamente troppo debole, per essere un testimone credibile? 
Dove sta la verità se gli stupri sono avvenuti, ma Blanquita non era fra le vittime?



Si muove su fili sottili di verità e di giustizia questo film cileno tratto da fatti realmente accaduti. 
Lasciando lo spettatore in sospeso in un finale tristemente aperto dopo essersi dilungato fin troppo tra indagini private e pubbliche. 
Il dibattito richiesto è interessante, ma lo sviluppo, almeno nel film, non lascia il segno. 

Palimpsest

Dalla Finlandia arriva la scoperta dell'eterna giovinezza. 
Non eterna, però, ma una cura sperimentale che permette di tornare giovani, di togliere anni, peso e acciacchi dal corpo. 
La coscienza rimane, e così la domanda che ci si fa è: come impiegarla questa nuova opportunità? 
C'è chi si innamora di nuovo, chi riprende in mano gli studi, e chi non sa che fare. 
Toglie anni, sperando di cancellare anche la memoria, Tellu, ma la tristezza è sempre lì.



Se ne prende cura il suo compagno di stanza, che più solitario e più deciso, si è messo a studiare, lui che deve fare i conti con una figlia ora più vecchia, che non lo accetta più. 
Siamo di nuovo lì, a pensare a un episodi di Black Mirror, con l'ironia a fare capolino, le metafore pure. 
E probabilmente il formato di un episodio breve avrebbe giovato a un film che si dilunga e non sceglie il cast più appropriato per i vari passaggi di età. 
Realizzato in collaborazione con la Biennale College, è comunque un titolo fresco, originale, che ricorderò. 
O forse, parla solo la cotta per il protagonista. 

Onion Mountain

Ho visto il mio secondo film kazako, e mi è piaciuto un sacco.
Anzi, una montagna! 
Dopo Yellow Cat, visto sempre in Mostra un paio di anni fa, la sensazione è che nel vasto stato dell'Asia centrale, lo sguardo sia ben allenato con i film indipendenti. 
Quelli dei colori accesi, delle inquadrature fisse, della fotografia pulita. 
E delle piccole storie piene di buffi momenti e di tanto cuore.



Così è anche per questa famiglia imperfetta, due genitori in procinto di divorziare perché quella casa, quella vita in un villaggio lontano dalla città non s'ha da fare, con i figli che cercano di risolvere la questione facendo tornare quel padre piangente e tradito, un vero uomo. 
Come? 
Cercando pillole di viagra, dallo zio traditore, oltre il confine in Cina. 
Nel mezzo, sfide tra bambini, sgherri tra fratelli e cipolle da cogliere, vendere, mangiare. 
Nella sua ingenuità, questo piccolo film è ricco di buone intenzioni, e di talento anche. 
Conferma di uno sguardo, e di una filmografia, da tenere d'occhio. 

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