Nel fiume nostalgico in cui TV e cinema ci stanno cullando, com'è che non si riesce più a fare i film di una volta?
Quelli per ragazzi, ma allo stesso tempo per adulti, quelli che sapevano spaventare, appassionare, per creature strane e per mondi fantastici.
Quei film che sono arrivati a più di una generazione per diventare dei classici.
Come possono ambire, certi film di oggi che durano il tempo di un weekend in sala e vengono fagocitati dalle piattaforme streaming, a diventare dei classici?
Ci prova The Legend of Ochi, ma diciamolo subito: gli va male.
Non tanto per la regia che esalta la bellezza dei Monti Apuseni, dove il film è stato girato, quanto per la leggenda del titolo che vuole andare a raccontare.
Una leggenda che vede delle spaventose creature vivere nella foresta dei Carpazi, attaccare un remoto villaggio o chi dal villaggio si avventura nei loro luoghi dando vita a coprifuochi, orfani arrabbiati e infine un plotone capitanato dallo strampalato Maxim che assolda i giovani del villaggio per missioni punitive.
Come da copione, è la figlia di Maxim a vedere qualcosa di diverso in queste creature che soffrono, si difendono, scappano e hanno paura proprio come gli umani.
Finisce inevitabilmente per salvare un piccolo di Ochi e scappa di casa cercando di riportare la creatura alla sua e cercando quella madre che da qualche parte forse ancora ha.
Vero che Isaiah Saxon la storia se l'è creata da sé, pur prendendo spunti da quei film diventati dei classici.
Allora, in un'avventura piuttosto tipica, si deve puntare sulle creature per essere originali.
Purtroppo gli Ochi altro non sembrano che dei piccoli Yoda -pardon, Grogu- di giallo ricoperti, che comunicano tramite versi gutturali che la giovane Yuri inizia presto a padroneggiare.
Meglio puntare sulla caratterizzazione degli altri personaggi, dunque.
Ma anche qui abbiamo il solito Willem Dafoe che fa lo strano, il burbero con il cuore di pietra che va a sciogliersi sul finale, abbiamo Emily Watson in versione strega con i suoi sortilegi e nel suo isolamento, e abbiamo Finn Wolfhard che è cresciuto a suon di citazioni anni '80 ma che qui non trova lo stesso cuore di serie TV o remake a cui ha partecipato.
Quanto alla protagonista Helena Zengel ha il faccino strano che si sposa bene con la stranezza del film, ma ci si trova davanti a un'avventura che annoia presto.
Silenziosa e senza tappe davvero entusiasmanti, a entusiasmare sono gli scenari, certo, ma non gli scontri, non le fughe, non il finale.
La colonna sonora in pompa magna composta da David Longstreth sottolinea con dovizia di pomposità questi scontri, queste fughe, quel finale risolutivo, con la sensazione che si sia puntato più sull'esperienza visiva e sensoriale che non su una sceneggiatura poco originale e poco approfondita.
Quella nostalgica dell'A24 che punta su voci esordienti e su storie nuove incappa nell'ennesima sòla.
Le premesse sembrano sempre giuste, anche perché un filo rischiose, ma dopo gli unicorni e le sette, nemmeno questo Grogu ingiallito riesce a convincere.
Trailer
Voto: ☕☕½/5
Ora che esce il nuovo (ma anche no) "Dragon trainer" rischiamo la sovrapposizione, visto che la storia pesca anche da lì, un buon film per ragazzi, solo che noi con storie così siamo già cresciuti, gli effetti speciali vecchia scuola li ho adorati, poi ho scoperto che Grogu in sardo vuol dire giallo, quindi tutto torna ;-) Cheers
RispondiEliminaQuesti Ochi oltre che dei piccoli Yoda sembrano anche dei nuovi Gremlins, ma ho come l'impressione che il film non sia proprio a quei livelli...
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