4 settembre 2018

Venezia 75 - Acusada

È la forza del crime, c'è poco da fare.
Mettici un misterioso omicidio, mettici un'unica iniziata su cui si indaga e si concentrano i sospetti, e avrai l'attenzione del pubblico.
Siamo in Argentina e da due anni e mezzo Dolores aspetta il processo che potrebbe permetterle di andare avanti con la sua vita, bloccata alla notte di una festa parecchia alcolica -ma non digitale- in cui la sua migliore amica è stata uccisa. Lei -ultima ad andarsene e con un movente di vendetta- è l'unica indiziata.



La seguiamo così nei giorni che precedono il processo, seria e segnata, stanca, chiusa in casa con genitori tesi e che ormai non vanno più d'accordo che stanno spendendo tutto per la sua difesa. La vediamo fare i conti, più che con la corte in tribunale, con un'opinione pubblica che ha già deciso per la sua colpevolezza.
Niente di nuovo, purtroppo, nei tempi in cui Barbara d'Urso fa il pieno di share (nella versione argentina, riveste il suo ruolo il sempre bellissimo Gael Garcia Bernal), ma tanto di accattivante, soprattutto se il giudizio su Dolores resta in sospeso, se una soluzione univoca non la si può raggiungere.
Ma la vicenda prende e appassiona, la tensione sale grazie a una colonna sonora parecchio invadente, e fa passare in secondo piano tutto quel che non funziona, comprese la regia piuttosto televisiva, la fotografia fin troppo fredda e grigia e pure una protagonista (Lali Esposito) che è quasi troppo bella per il ruolo.
È la forza del crime, si diceva, c'è poco da fare.

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