8 settembre 2018

Venezia 75 - Il Leone di Caffè di In Central Perk

34 film visti in 9 giorni, la stanchezza che ormai non si calcola più e la sensazione che l'edizione dello scorso anno resterà irripetibile. Tanti i bei film in concorso, in questo, ma anche film a cui manca qualcosa -il guizzo?- per restare davvero nel cuore. A parte uno, ovviamente.
Bando alle ciance -che prenderanno piede domani- andiamo con i personalissimi premi a questa Venezia75.
Chi andrà a sedersi al fianco degli illustri La moglie del poliziottoThe Look of Silence, Anomalisa, La La Land e Mektoub My Love vincitori delle scorse edizioni?




Miglior Colonna Sonora

Suspiria
menzione speciale per Capri-Revolution




Miglior Canzone
The Shallow - A Star is Born




Miglior Sceneggiatura
Double Vies 
fuori concorso Tel Aviv on Fire

Miglior Fotografia
ROMA

Miglior Attrice
Natalie Portman - Vox Lux
menzione speciale per Emma Stone/Rachel Weisz/Olivia Colman - The Favourite

Miglior Attore
John C. Reilly - The Sisters Brothers
menzione speciale per Willem Dafoe - At Eternity's Gate
fuori concorso Alessandro Borghi - Sulla mia pelle

Miglior Film - Premio Leone di Caffè

3- ROMA
2- Double Vies
1- The Nightingale



Come ogni anno, dopo l'assegnazione dei premi, si fa un po' di ordine dividendo in film in "da evitare/una visione gliela si può concedere/assolutamente da vedere".
Si parte ovviamente con

Le ciofeche
[Il titolo rimanda alla recensione]

José - Li Cheng
Opera prima e primo film arrivato dal Guatemala.
 E ci sarà un perché.

Nuestro Tiempo - Carlos Reygadas
173 minuti passati ad odiare un regista che è anche un attore, le sue paturnie sulla vita di coppia e le coppie aperte. Tra tori e Messico.

What you gonna do when the world is on fire? - Roberto Minervini
Bianco e nero pretenzioso appesantito da fiumi di parole -importanti, per carità- ma che stancano come non mai.

The Mountain - Rick Alverson
Tra i film più estremi visti, camera spesso fissa, attori spesso fissi, e una lobotomia che ci si farebbe fare volentieri a fine visione.

Zan (Killing) - Shinya Tsukamoto
Io e Tsukamoto non andremo mai d'accordo, soprattutto per come muove la macchina da presa, per come fa sgorgare sangue in una storia quasi banale.


Visti i no, si può passare a quei film che non sono riusciti a convincermi del tutto, ma la cui visione è comunque consigliata. Magari ero solo io il problema.

I Forse
[Il titolo rimanda alla recensione]

Peterloo - Mike Leigh
Lo si giustifica per il fatto storico che racconta, ma lo fa con eccessiva pedanteria e pesantezza, spossando tra proclami e declami. Non basta mezzora a far grande un film.

Frères Ennemis - David Oelhoffen
Racconto di genere, poco ispirato, presto dimenticato.
Nonostante Schoenaerts.

C'est ça l'amour - Claire Burger
Una famiglia e la ricerca dell'amore, tutto troppo tetro, troppo confuso.

Acusada - Gonzalo Tobal
Ricostruzione di un omicidio e di un processo fin troppo televisivo. Anche se sa come acchiappare lo spettatore.

Les Estivants Valeria Bruni Tedeschi
Il solito film di Valeria Bruni Tedeschi, tra ville da sogno e famiglie da incubo.

22 July - Paul Greengrass
Ricostruzione degli attentati a Oslo e Utoya, ma manca il cuore, si scade nella retorica.

A Star is Born - Bradley Cooper
Ottime prove e ottime canzoni, ma si dimentica la storia.

Sulla mia pelle - Alessio Cremonini
Un interpretazioni da brividi, ma troppe facilerie in fase di sceneggiatura.

Capri-Revolution - Mario Martone
Paesaggi e scene che tolgono il fiato, ma manca la sostanza.

Sunset (Tramonto) - Laszlo Nemes
Viaggio confuso e contorto, dove niente è chiaro, ma il fascino c'è.

At Eternity's Gate - Julian Schnabel
Ricostruzione degli ultimi anni di van Gogh, con un sorprendente Dafoe.
Ma fare meglio di Loving, Vincent è impossibile.

The Sisters Brothers - Jacques Audiard
La storia c'è, gli attori pure, ma mi sono resa conto di come il western non faccia per me.

The Ballad of Buster Scruggs - Ethan e Joel Coen
Le storie ci sono, gli attori pure, ma mi sono resa conto di come il western non faccia per me.

Ricordi? - Valerio Mieli
Poteva e doveva stare più in alto, perché il ritorno di Valerio Mieli è con un'idea splendida. Ma la sua trasposizione non sempre fa centro, tra una fotografia televisiva e qualche confusione di troppo.


Il momento per scoprire i magnifici 15 è arrivato.

I film imperdibili sono anche la mia personale classifica di questa 75esima Mostra del Cinema di Venezia.

I Migliori
[Il titolo rimanda alla recensione]


El Pepe - Emir Kusturica
Prosegue il percorso di Kusturica, e questa volta racconta un rivoluzionario dal cuore d'oro.

First Man - Damien Chazelle
Non il Chazelle che ti aspetti, fin troppo classico, ma sa emozionare.

Tel Aviv on Fire - Sameh Zoabi
La commedia che non ti aspetti da un Paese diviso. Si ride, con intelligenza.

La Profezia dell'Armadillo - Emanuele Scaringi
Non era facile adattare un fumetto, ma ci si riesce senza strafare, tra risate e lacrime.

The Other Side of the Wind / They'll Love Me When I'm Dead
Film di Orson Welles e suo documentario indivisibili. L'uno spiega l'altro, e ne esce un sentito omaggio, un doveroso saluto.

The Three Adventures of Brooke - Yuan Qing
Un film cinese dal sapore francese.
Tanto mi basta.

The Favourite - Yorgos Lanthimos
Il Lanthimos che non ti aspetti, più da commedia, più in costume. La storia non prende il volo, ma le attrici sì.

Vox Lux - Brady Corbet
Parabola sull'oggi attraverso l'ascesa e la rinascita di una pop star.
Non tutto funziona, ma l'idea, l'inizio e la Portman fanno il resto.


Leggerezza e spensieratezza dentro una commedia dai tratti folli e geniali.
Una boccata d'ossigeno.

Suspiria - Luca Guadagnino
Remake che non è remake, horror che non è un horror.
Un'esperienza difficile da dimenticare, psichedelica e folle.

Opera Senza Autore - Florian Henckel von Donnersmarck
Un lungo viaggio nella storia e nell'amore, in cui sì, la regia non è sempre perfetta, ma conta la storia, conta quell'amore.

ROMA - Alfonso Cuaròn
Una storia che è piccola, due donne sole, una quotidianità che ti entra nel cuore.

Double Vies - Olivier Assayas
Un film che solo i francesi possono permettersi.
Parole, parole e parole sull'editoria, sui lettori, sulle storie da raccontare. Ma tutto funziona.

The Nightingale - Jennifer Kent
L'unico film che mi ha fatto uscire dalla sala con la sensazione di aver visto un gran film.
Duro, violento ed eccessivo, certo, ma si sviluppa poi in modo diverso, in un viaggio che si fa anche interiore.


L'appuntamento è ora per questa sera, per commentare i premi ufficiali della Mostra, Leone di Caffè e Leone d'oro coincideranno?

11 commenti:

  1. Come sempre, è stato un piacere leggerti.
    Come sempre, ti ho invidiato i primi giorni, meno quando le atmosfere e i film sembravano farsi gradualmente più pesanti.
    Nonostante, leggevo, il livello è stato alto, stranamente mi ispirano meno titoli del solito, e banalmente sono anche i più sbandierati. Curioso per il tuo primo posto inaspettato: in rete, c'è anche chi lo odia.

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    1. Lo so, ci si divide di fronte a quello che è un film di genere, scagliandosi contro la violenza che mostra e che fa parte del genere a cui appartiene. Per me, comunque, c'è molto altro dentro, c'è uno sviluppo dei personaggi e della storia bellissimo, e un finale commovente. Insomma, una sorpresa, che anche per questo si è meritato il mio premio :)

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  2. Ormai attendo con più curiosità il Leone di caffè che quello d'oro. ;)

    Il tuo premio arriva decisamente a sorpresa, visto che The Nightingale è stato forse uno dei film più criticati. Di certo il più malamente insultato (purtroppo).

    Mi spiace che Nuestro tiempo a quanto pare sia una palla, perché a livello visivo Reygadas è impressionante.

    I premi alla colonna sonora e alla canzone probabilmente sarebbero gli stessi che avrei dato io, se solo fossi stato a Venezia.

    Ricordi? me lo aspettavo tra i top, ma a quanto pare di delusioni o mezze delusioni ce ne sono state parecchie...

    Io comunque aspetto ancora di vedere Mektoub My Love. Sono troppo in ritardo rispetto a voi festivalieri. :)

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    1. Oh, ma grazie! The Nightingale ha saputo sorprendermi e soprattutto è stato l'unico a darmi quel "friccicorio" che uscito dalla sala mi ha fatto star bene.

      Ricordi? pecca di una regia non perfetta, e credimi, c'ho provato con tutta me stessa a farmelo amare del tutto, ma certi difetti non me l'hanno permesso. Resta comunque un'idea meravigliosa, con un cast bellissimo.

      Mektoub e Foxtrot che tanto avevo amato lo scorso anno sono film desaparecido, usciti in 2-sale-2, con la rete che li snobba, perchè?!

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  3. Hai fatto davvero una bella scorpacciata :D
    Comunque noto che vedendo il risultato non eccelso anche dei migliori, agli Oscar 2018 ci sarà bagarre, e tutti potrebbero vincere perché al momento nessuno è favorito, nessuno spicca..

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    1. Ci sono parecchie incognite quest'anno su chi riuscirà a sfondare agli Oscar. In tanti puntano lo stesso al non perfetto A star is born (la canzone dovrebbe avere vittoria facile, secondo me), io dico che almeno le attrici con First Man e The Favourite e pure Vox Lux ci daranno soddisfazioni :)

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  4. ...leggere quello che scrivi mi rilassa. Molto. Bravissima!

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  5. Non siamo mai stati così clamorosamente in disaccordo come quest'anno! :D :D
    Il tuo Leone di Caffè per me è stato il peggiore in assoluto tra tutti i film che ho visto... ma solo quello, sugli altri condivido molte cose (Natalie in primis :D)
    Ma, aldilà di questo, il bello del tuo blog, e di te come persona, è che ci si può sempre confrontare col sorriso sulle labbra.
    Un abbraccio <3

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    1. Avevo letto il tuo parere su The Nightingale su facebook ma ho preferito evitare di mettermi in mezzo, anche se una domandina -polemica ma con il sorriso sulle labbra- ce l'ho: perché Tsukamoto sì (che a livello di riprese e profondità dei personaggi non mi sembra un maestro in Zan) e la Kent no? Sempre di film di genere si tratta, entrambi film violenti che usano la violenza per arrivare ad un finale straziante, che quella violenza la condanna.

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    2. Semplice! :) scherzo... in realtà, come sempre, è questione di empatia: a me il film della Kent è parso un osceno videogame creato apposta per farci assaporare ogni tipo di violenza gratuita. La trama è talmente idiota (per me) da farmi rimpiangere "The Bad Batch" (altro "capolavoro" visto anni fa...). Quello di Tsukamoto invece, sempre per me, è davvero un film profondo e toccante: la figura del samurai, macchina da guerra per definizione, che invece non riesce ad uccidere (ma vi è poi - amaramente - costretto dagli eventi) mi ha ricordato tantissimo la parabola dolente di Clint Eastwood ne "Gli Spietati". Per me non c'è confronto con "The Nightingale"... però, ovviamente, sono gusti.

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