È forse il libro che più è rimasto a fissarmi e ad aspettare il suo tempo nella mensola della libreria. Lo ricordo fin dai tempi delle medie, lì, con quel titolo semplice, con la storia di Ada che chissà qual era. Ma gli altri lo superavano di continuo.
Colpa di un titolo troppo semplice, per quanto potenzialmente complesso, colpa di quell'edizione datata, ingiallita, con la copertina spoglia e quel quadro -quel Matisse- che ispirava solo tanta malinconia.
Colpa di un cognome -Cassola- non fra i più citati o fra i più conosciuti, con quel suo raccontare di poveri e semplici -si torna ancora a questo aggettivo- che lascia spazio a una miseria non sempre facile da leggere.
Mi chiedo sempre come si sentono quei libri, lì, in attesa di essere scelti, di essere finalmente sfogliati e letti, vivi fra le mani del lettore, mentre altri li sorpassano, vengono preferiti.
Fra le mie mani, Cassola e Ada, sono finiti con un filotto di italiani che volevo e sentivo di dover scoprire, dopo Buzzati quindi, dopo Moravia, anche.
E così, eccola qui Ada, bambina baciata dal sole e della fortuna, la più bella e la più brava a scuola e in famiglia, coccolata da tutti. Lei, libera in quei campi che i genitori coltivano, è felice. Finché tutto cambia, finché un incidente non le porta via una mano, una malattia il padre.
Viene mandata dalla zia, in città, viene esonerata dalla famiglia, dall'aiuto che richiede. Ma conosce il mare, quello di Marina di Cecina, conosce cosa significa amare, ma soffre, perché sa che la sua menomazione non la rende una sposa, sa che anche con l'impegno, nessuno potrebbe trovarla bella di nuovo. E trova lavoro, trova pure un'amica, e poi, forse, l'amore.
Ma la vita, la storia di Ada non è certo semplice, perché Ada è quell'animo gentile e buono che si scusa anche quando ha ragione, quando è la vittima, pensa agli altri, a chi soffre, anche quando è lei ad avere il cuore spezzato, la vita a remargli contro. Retaggio di quel sole, di quella speranza, che non abbandona nemmeno in tempi di guerra. La sua vita e la sua storia quasi sintetizzate in un racconto lungo, da un narratore acuto che l'animo femminile sa conoscerlo bene.
Oltre Ada, Fiorella.
Fiorella La Maestra, protagonista di un altro racconto lungo che no, non compare nel titolo, non si collega ad Ada se non per due protagoniste forti e speciali, capaci di farcela da sole.
Moglie infelice e madre, Fiorella viene spedita nuovamente incinta nella sperduta Metato. Il marito è rimasto in città, con l'amante, la famiglia di lui se la ride, non immaginando la cittadina Fiorella alle prese con le scomodità della campagna. E infatti, non è facile per lei abituarsi allo sporco, alla povertà che la circonda. Ad una sistemazione che sembra di fortuna, condivisa con boscaioli toscani e alle voci di paese che corrono, su lei, la sua pancia, il suo essere sola. Ma, forte del suo ruolo, della tenacia degli ultimi, Fiorella a Metato ci si installa bene e ci torna una volta nato il secondo figlio, trovando cambiamenti che un po' la spiazzano, ma necessari.
Lei, sola, è una tentazione per molti. Lei, passionale, sa che deve stare attenta, e se deve cedere, deve farlo questa volta nel modo migliore.
Così, scopro un Cassola più contemporaneo del previsto, più ai tempi nonostante la povertà del primo e del secondo dopoguerra raccontato.
Scopro donne moderne nonostante l'arretratezza che le circonda, scopro un uomo che queste donne, il loro animo, sa inquadrarlo al meglio.
Così la storia di Ada e quella di Fiorella, nonostante la loro diversità e nella loro brevità, si fanno esempio, si fanno portatrici di speranza.
Mai sentito, lo ammetto, quindi grazie. Altro autore da segnare!
RispondiEliminaCassola lo avevamo studiato al liceo con La ragazza di Bube e mi sapeva troppo di povertà all'italiana, di neorealismo malinconico. Riscoperto oggi, breve e profondo, si mantiene bene.
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