Ci sono rapine e rapine
Ci sono quelle perfette, quelle che finiscono nel sangue, quelle che finiscono male, e quelle fatte con stile.
Ladri gentiluomini, così gentili, sorridenti e perfetti da non farti nemmeno sentire di essere dentro una rapina. Anzi, pure se sei un poliziotto in fila in quella banca che sta per essere rapinata, puoi non rendertene conto. Ma, ferito nell'orgoglio, puoi iniziare a vedere un filo rosso che collega tante, troppe rapine nel sud degli Stati Uniti, la stessa gentilezza, la stessa età avanzata in quel rapinatore che non sbaglia un colpo descritto da direttori e cassieri.
Quel rapinatore è Forrest Tucker, lo conosciamo che gigioneggia con spavalderia all'ennesimo piano ben riuscito, mentre va a pranzo con Jewel, perdendoci un po' la testa e creando un siparietto degno della più bella fra le rom-com.
Ma basterà una bella vedova che sa il fatto suo a fargli mettere la testa a posto, a fargli smettere di rapinare banche e andare finalmente in pensione?
La risposta non è facile, perché Tucker non lo fa certo per soldi, lo fa per passione.
Sì, c'è chi scrive, chi alleva cavalli, chi progetta e mette a segno rapine.
Ed evasioni.
Perché Tucker è conosciuto anche come un evasore seriale fin dalla tenera età di 16 anni.
La sua storia non poteva che meritare un film, e non poteva che meritare il fascino inscalfibile di Robert Redford, che suo malgrado offusca il titolo in questione pensandolo come il suo ultimo -forse- ruolo davanti la macchina da presa.
Al suo fianco, un'altra signora che invecchia con grazia e stile, Sissy Spacek, a dargli la caccia il melanconico Casey Affleck.
Se la storia funziona, se gli attori sono in parte, c'è un unico neo.
Un ritmo che non decolla, un ritmo che anche quando il montaggio si fa serrato e irriverente, collezionando quelle evasioni, quelle rapine, non ha il giusto slancio.
La patina retrò che David Lowery si concede sembra quindi penetrare anche negli ingranaggi del racconto.
Pur volendo mostrare tutti i lati di un uomo che stinco di santo non è, si finisce per ammirarlo, per soffrire con lui in quella che sembra la sua vera prigione: perché non rischiare, sopravvivere, non sarà mai vivere.
Voto: ☕☕½/5
A me, invece, è piaciuto molto. Garbato, elegante, romanticissino. Vero che poco decolla, ma il messaggio sul lupo che perde il pelo ma non il vizio, sulla Metafora cinema-bugia, mi ha toccato molto nel contesto del commiato. Poi come è bella la Spacek?
RispondiEliminaIl messaggio, loro, la musica e lo stile li ho amati (la prima scena a due alla tavola calda, poi, fa dà lezione come man meets lady), ma è mancato il ritmo, la velocità che immaginavo.
EliminaMe lo sono gustato nel primo pomeriggio del 26 dicembre dopo un pranzone e l'ho apprezzato pur rendendomi conto che non è un capolavoro. Non ho avvertito affatto il problema di ritmo di cui parli, tutt'al più una tensione registica frustrata nel riprodurre certi effetti da new New Hollywood in un contesto retrò (secondo me parte del fascino programmatico del film per il pubblico americano era il riferimento ai telegiornali e ad altri elementi del periodo trattato).
RispondiEliminaC'è qualche buco di troppo e avrebbero dovuto metterci una decina di minuti in più: perché il poliziotto è così disincantato e depresso all'inizio? Solo perché compie 40 anni? E anche il tradimento del socio, se tradimento c'è stato, avrebbe meritato un approfondimento.
Poi è chiaro che si tratta anche di un'enorme celebrazione di Redford, con le foto segnaletiche come estratti dei suoi "book" nel corso della sua carriera, ma la Spacek è altrettanto se non più grandiosa.
Mi è sembrato che tutto dovesse all'improvviso partire e invece poi è partito e non me ne sono accorta, non so se mi sono spiegata. Poi sì, onestamente della parte delle indagini avrei fatto a meno, concentrandomi più su lui e la sua banda. Ma resta un buon film, un bellissimo omaggio.
EliminaSarà forse sentimentalismo maschile, ma questo film mi ha commosso dall'inizio alla fine. Un film-tributo elegante e appassionato, deliziosamente vintage, che celebra un' America ingenua che non c'è più. Ma lui, Redford, c'è eccome. Uno dei pochi divi hollywoodiani capaci di reggere sulle sue spalle il peso di qualsiasi pellicola, anche oggi. Ci mancherai, compagno Bob.
RispondiEliminaLeggendo varie interviste secondo me non molla, o almeno, non esclude un ritorno. Mi è piaciuto poi come si è scusato con il regista per l'attenzione che il suo annuncio ha causato ai danni del film in sé, ma in fondo, è stata un'ottima pubblicità per un buon film.
EliminaGentile Lisa, arrivo qui da te per caso. Io, purtroppo, per vari motivi che non sto qui a raccontare, non frequento i cinema, se non di rado, e quindi mi fa piacere “vederli” attraverso gli occhi degli altri. Complimenti e buona domenica.
RispondiEliminasinforosa
Grazie per il passaggio e per la fiducia, spero di poterti raccontare altri buoni film come questo!
EliminaUn film sui vecchietti che è piaciuto più a me che a te?
RispondiEliminaIncredibile, ma vero! :)
Mai me lo sarei aspettato infatti, colpa d quel ritmo che poco mi ha convinto, ma il resto -lui, lei- resta bellissimo.
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