30 ottobre 2021

The VVitch

La Settimana di Halloween

New England, 1630.
Una famiglia viene cacciata dal suo villaggio/insediamento e trova nuova casa nei pressi di un bosco.
Un luogo idilliaco, in cui diventare allevatori e contadini, in cui sfornare figli e crescere nel nome di Dio.
O forse no.
Perché un figlio, il più piccolo, sparisce, perché una presenza esterna viene percepita, le leggende folkloristiche di streghe e demoni si impossessano di loro tra accuse vicendevoli.
Una trama semplice, al primo sguardo nemmeno troppo originale.
Ma è la forma del racconto a fare la differenza.
Con  noi, che tutto già sappiamo, che quella strega la vediamo nel suo macabro presentarsi, nei suoi truci riti, che osserviamo la lenta discesa verso la pazzia, le scelte sbagliate, le parole errate, le accuse e i patti che i membri di questa famiglia fanno.


E i brividi, sono garantiti.
Non solo per quelle presenze che nel bosco, dal bosco, vengono.
Non solo per quei gemelli fastidiosi che parlano con un caprone.
Non solo per una figlia che vuole spaventare o forse no, e quel padre che trova pace solo tagliando la legna.
I brividi, quelli più veri, li dà all'occhio: con una cura fotografica, con una luce, delle scene, impressionanti. 
Che fanno male.
Studiate e riprodotte, senza filtri artificiali.


Poi sì, c'è lei: la futura Regina di scacchi Anya Taylor-Joy, qui al suo esordio già capace di rubare la scena al resto della famiglia, che si staglia in un misto di infanzia interrotta e doveri femminili e voglia di ribellione.
E la paura?
C'è.
Data da una colonna sonora più che suggestiva, data da presenze che nel finale regalano un'angoscia che non può che accompagnare fino all'ora di dormire e data da una scritta finale che rivela come la sceneggiatura sia basata su diari, scritti e testamenti veri. Veri.


The VVitch è il gran recupero che mi dovevo in questa vigilia di Halloween, quello che dopo aver scoperto Robert Eggers grazie all'ugualmente ma diversamente inquietante The Lighthouse, era lì, ad aspettare il suo momento prima che il ciclone The Northman mi travolgesse.
L'aurea di piccolo capolavoro ora la capisco.
L'Halloween più serio è servito.

Voto: ☕☕/5

12 commenti:

  1. Pensavo lo avessi già visto! Un piccolo cult istantaneo.

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    1. Quando è uscito mi consideravo ancora una fifona e lo avevo confuso come il sequel di Blair Witch Project, pensa te!
      Finalmente, ho rimediato.

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  2. mi manca
    ma so che è molto apprezzato

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    1. Come vedi dal resto dei commenti, lo è.
      E a giorni dalla visione, una certa tensione è rimasta.

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  3. Quando l'horror indipendente arriva al pubblico più ampio e nelle sale, di solito è perché ha davvero un valore come in questo caso, e non solo il fascino dei film di paura. Roberto Uovatore sembra arrivare da un'altra epoca, fa horror che non hanno nulla in comune con le tendenze e le "mode" del momento. Non vedo l'ora di seguire il resto della sua carriera. Cheers!

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    1. Mi accodo, il suo occhi, le sue storie, sono davvero notevoli.
      Questo esordio, poi, è pieno di fascino.
      Fortuna che è uscito dalla nicchia!

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  4. Anch'io come Mr Ink credevo l'avessi già visto, comunque bel recupero e bel film, decisamente ansiogeno ;)

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    1. Ora che non sono più così fifona ho potuto affrontarla, spiace non averlo visto in sala vista la bellezza di certe scene.

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  5. La prima Anya non si scorda mai. XD

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