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Dalla Francia di provincia all'America di provincia.
Da una fattoria a un peschereccio.
Dal sogno di cantare a... il sogno di cantare.
Che non sembra granché, come soggetto per un film, vista la vasta filmografia sul genere e i talent quotidiani che promettono di trovare la nuova star. Ma lo è se la tua famiglia è composta da persone sorde, che non ti possono sentire cantare, se pensano che il tuo sia un semplice gesto di ribellione da adolescente.
Non è così per Ruby, che nel canto trova la sua vera identità.
Lei che viene bullizzata da sempre, lei che fa da interprete da quando ne ha ricordo, unica udente della famiglia, anello d'unione con il resto del mondo.
Il suo sogno viene notato da un maestro eccentrico che decide si sostenerla, diventando più di una cotta per quel ragazzo che fa il coro, ma diventando d'ostacolo all'impresa di famiglia, alla famiglia stessa che senza di lei è isolata e che le addossa colpe, bisogni, attenzioni fino a schiacciarla.
Tutto questo suona familiare?
CODA è l'adattamento americano de La famiglia Bélier, film francese del 2014 che era stato un fenomeno al boxoffice e un vero colpo al cuore.
Anche per me.
La paura che in mani americane ne uscisse un qualcosa di estremamente buonista era alto, ma per fortuna è scongiurato: Sian Heder ne fa un film indie, non a caso presentato al Sundance dove ha pure vinto il Gran premio della giuria, immergendoci in quella provincia americana di gran lavoratori.
Certo, il buonismo c'è e tra una storia d'amore scontata e un lieto fine prevedibile viene da storcere il naso, ma il coinvolgimento di vere persone sorde, il fatto di analizzare i problemi familiari non solo dal punto di vista della protagonista ma anche di quella madre che ha paura di essere messa da parte e di quel fratello maggiore che tale non si sente, ci sono temi che vanno ben oltre il canto e quel sogno di sfondare ormai trito e ritrito.
Anche se per me il colpo al cuore continua a sventolare bandiera francese, quella americana non ha saputo deludere, per una volta.
Voto: ☕☕½/5
Io, per una volta, ho preferito il remake. Complici anche gli attori realmente non udenti e una protagonista bravissima.
RispondiEliminaLa scelta degli attori fa la differenza, però non so, resto legata alla sorpresa che è stato quello francese. Qui ho avito la sensazione che il canto fosse quasi superfluo, che di carne (o pesce) al fuoco ce ne fosse anche troppo.
EliminaUn film che sa farsi volere bene.
RispondiEliminaSe non ci fosse già stata La famiglia Bélier staremmo a parlà di un gioiellino assoluto, però è un ottimo remake.
Ci si potrebbe poi interrogare sulla necessità di fare un remake di un lavoro così recente e che già aveva avuto una discreta visibilità a livello internazionale, ma quello è un altro discorso... :)
Lo stesso discorso che mi sto facendo per The Guilty, ma non trovo risposta...
EliminaNon so se la penserei diversamente senza l'originale, vuole essere indie ma ha tocchi buonisti da classico filmetto sulla musica, mi sembra gli manchi una personalità definita per rimanere.
Ah è un remake, l'originale mi piacque molto, per questo probabilmente eviterò.
RispondiEliminaRemake molto adattato, resta il canovaccio cambio lo scenario.
EliminaUna chance la merita, come leggi sopra, anche se per me i Belier non si battono.