4 ottobre 2021

Il Lunedì Leggo - Tre Piani di E. Nevo

Scusa se ti chiamo a quest'ora, lo so che è presto, ma avevo bisogno di parlare.
Di capirmi.
Lo sai com'è.
Come sono.
Quando ho troppa confusione nella testa l'unico modo per farla stare zitta, per calmarmi, è parlare con qualcuno.
Con te.
Non è niente di grave, tranquillo. 
So già che alzerai gli occhi al cielo, che sbufferai senza farti sentire, che penserai "che vuole questa, a quest'ora, perché vuole parlarmi di un libro?!".
Scusami.
Ti chiedo scusa fin da subito.
È che continuo a chiedermi se c'è qualcosa che non va in me.
Com'è che tutti hanno amato questo libro, lo hanno incensato, consigliato, trovato l'esperienza letteraria dell'anno, degli ultimi anni, e io ho faticato tanto ad entrarci?
Sembra un problema da poco, ma per me non lo è.


Lo so, lo so, ho avuto dei problemi di lettura in questa fine estate che ormai è passata. 
Non uno, ma due libri li ho lasciati così, a meno di metà.
Vuoi perché il viaggio a Napoli è saltato e leggermi la storia di Pompei non aveva senso, non ancora, vuoi perché a Venezia un viaggio in giro per il mondo di due scapestrati non trovava spazio, e nemmeno poi, tornata a casa, con il film di Moretti che invece premeva.
E allora sono passata a Tre Piani.

Ma i ritmi dell'autunno si facevano sentire, il sonno coglieva già sul divano e quel primo piano che non aveva pause, stacchi, non mi ha aiutato a iniziare con il piede giusto.
Sono una brutta persona, poi, se di quel marito ossessionato, di quel padre turbato, poco mi importava? Che fine ha fatto la mia empatia?
Lo stesso destino sembrava toccare a quella moglie  e madre sola che trova piacere nel disubbidire al marito, che prova un brivido nel vedere cambiare le sue abitudini anche se chissà se il tutto è reale o se quei barbagianni già l'hanno presa per sempre.
Per fortuna, la sua voce più femminile, le sue paure più reali, le ho sentite più mie.
Fino ad arrivare a quella vedova del terzo piano, vedova davvero questa volta, che sola decide di prendere in mano la sua vita, che un incontro la spinge a rinvangare quel passato che tanto la tormenta.


Lì, tra rimpianti e rimorsi, tra solitudine e voglia di cambiare, Nevo ha fatto finalmente breccia. 
Lasciando qualche indizio, spiegando pure il titolo, la divisione psicologica di questo romanzo che all'apparenza sembra una breve raccolta di soli tre racconti.
Qualcosa è cambiato anche in me, ma mentirei se dicessi che è stato un colpo di fulmine, che l'ho amato.
No.
Quella sensazione l'ho provata con La simmetria dei desideri, con quell'incastro perfetto di voci che ancora vado a consigliare, quegli amici che sentivo più vicini nelle loro frustrazioni di trentenni rispetto a famiglie logorate dalla quotidianità e dai silenzi.
E allora mi ritrovo come i protagonisti di questo condominio di periferia, a condividere con un amico non al bar davanti a una birra, non nelle pagine di una lettera che deve volare oltreoceano, non nella cassetta di una segreteria inutilizzata, ma qui, adesso, i miei pensieri, la mia colpa, il mio segreto. 
Tre piani mi è piaciuto, ma non quanto speravo.
Non quanto credevo.

Ora che te l'ho confessato sto già meglio, vedi, quanto mi aiuti?
Lo so, l'umanità è varia, le storie ci toccano in modo diverso.
E il fatto che sia quella più dura, più nostalgica, più impegnata delle tre ad avermi convinto di più, immagino dica molto anche di me.

Ok, ho finito, ti lascio andare.
Te lo avevo detto che non era niente di che, ma mi ha fatto bene parlartene.
Sì, sto meglio.
Grazie.
A domani.

4 commenti:

  1. Che bello questo post, arrivato dopo la visione del film. I messaggi della Buy in segreteria sono la parte più bella di una trasposizione un po' goffa, inutilmente dilatata nei tempi, ma dal finale molto emozionante.

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    1. Grazie, quanto mi è dispiaciuto non innamorarmi di questo romanzo.
      Colpa delle aspettative, della perfezione della Simmetria?
      L'ultimo piano resta il migliore, ma onestamente di vederci la Buy e Moretti non ho così voglia...

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  2. Visto il film ieri sera, piuttosto buono ma Moretti ha fatto di meglio (e tra gli altri attori mi sembra sia quello che ha recitato peggio). Non mi ha fatto scattare nessuna voglia di leggere il romanzo.

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    1. Pensa che a me il romanzo non ha fatto scattare la voglia di vedere il film.
      L'adattamento mi sembra in parte libero, in parte non così riuscito, e se già con Nevo ho avuto delle difficoltà, preferisco fermarmi qui.

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