Tick, Tick, Tick, Tick, Tick, Tick
Lo senti il ticchettio del tempo che passa?
Lo senti a ricordarti che il tempo va avanti, e che fa male, e che sei indietro con la tua vita?
È il 19990 e fra poco compi 30 anni, e cos'hai combinato?
Tick, Tick, Tick, Tick, Tick, Tick
Trent'anni, sì, che fanno paura.
Anche se a scriverne sono io, che a breve (domani) dai miei trent'anni ne saranno passati tre, che sembrano pesare come dieci.
Invece, Jonathan Larson, sente il ticchettio ad incombere sui suoi sogni, sulla sua carriera, che non decolla.
Scrittore, compositore, ha un musical nel cassetto a cui lavora da 8 anni, e forse, finalmente, potrà andare in scena.
Tick, Tick, Tick, Tick, Tick, Tick
Un appartamento minuscolo e disorganizzato in cui vivere, un amico che se ne va, che ha deciso di abbandonare i sogni d'artista per la tranquillità del lavoro fisso, una fidanzata che gli chiede di crescere.
E lui è lì,
Tick, Tick, Tick, Tick, Tick, Tick
a sentire il tempo che passa, quei trent'anni a incombere.
Solo trenta, viene da chiedersi oggi?
Sì, trenta, ma a Broadway, con i più grandi che hanno esordito già a 27, è diverso.
E Jonathan il tempo lo riempie con canzoncine, con jingle, con una creatività dirompente che lo porta a mettere in musica tutto della sua vita.
Dal litigio con la fidanzata di cui sopra all'amore per lo zucchero.
Tutto.
Tranne quell'unica canzone che manca al suo musical, che deve essere presentato, deve colpire i probabili investitori, far decollare la sua carriera.
Lui che è avanti con il tempo pur sentendolo sul collo il fiato del tempo, vuole portare in scena un futuro lontano, in cui si vivrà con gli occhi incollati ad uno schermo, a fissare la vita dei più ricchi, ad ammirarli e invidiarli, e giudicarli.
Un musical a cui manca una canzone, però.
Che deve riuscire a scrivere.
Tick, Tick, Tick, Tick, Tick, Tick
Se viene da dire a Jon di prendersela con calma, che 30 anni sono pochi, con il senno di poi, vista la sua morte improvvisa a 35 anni per un'aneurisma alla vigilia del suo esordio a Broadway con il successo epocale che poi è stato Rent, viene da pensare che il destino ha un gran brutto modo di farsi sentire.
Tick, Tick, Tick, Tick, Tick, Tick
Corre sempre, Jonathan, corre dal suo lavoro di cameriere alla piscina, dal suo cercare di comporre al pagare di tasca sua quella presentazione che può cambiargli la vita.
Corre, e trova con questo film il modo di farsi conoscere anche a chi Broadway non lo frequenta, non lo venera.
Lo fa attraverso Lin-Manuel Miranda, al suo esordio pure lui nella regia al cinema, dopo aver rivoluzionato Broadway con il successo di In The Heights (diventato un film non troppo entusiasmante) e soprattutto con il dirompente Hamilton, che resta ancora tra le cose che più ascolto e che più mi hanno mandato fuori di testa quest'anno.
Miranda prende a cuore la storia di Jonathan, ce lo mostra e ce lo racconta, mette in scena quel suo monologo che negli anni (pochi) ha cambiato in base a come effettivamente evolveva la sua vita, dandogli una forma in cui la passione, l'ossessione per la musica è totale.
A interpretarlo, un Andrew Garfield in stato di grazia, che canta, che balla, che sorride e che spera.
Sempre.
Com'è cresciuto, com'è bravo.
Tick, Tick, Tick, Tick, Tick, Tick
Lo sento, il tempo che sta per scadere su questo post.
E so che devo essere sincera.
Che nonostante la regia che regala grandi scene, grandi omaggi a Broadway tutta, a Larson in particolare, manca qualcosa.
Manca un po' di cuore.
Manca un briciolo di emozione, vuoi nella storia d'amore, vuoi nel modo di trattare l'AIDS che nel 1990 mieteva vittime, vuoi semplicemente in me, spettatrice che Broadway non la frequenta.
Ma è un piccolo neo, che si può ignorare, a cui si passa sopra tranquillamente.
Perché l'occhio e il ritmo di Miranda, la voce cristallina di Garfield il tempo lo riempiono bene, e di splendidi momenti.
Voto: ☕☕☕½/5
Ieri ho visto la prima parte, oggi lo finivo. Anche se senza grande entusiasmo, stavo apprezzando. Garfield un fuoriclasse.
RispondiEliminaGarfield fa la differenza, ma alla fine anche la storia, la musica, il genio creativo all'opera mi hanno entusiasmato.
EliminaAnche se, il fatto di non conoscere così bene Broadway e il suo mondo, mi ha tagliato un po' fuori...
A me non m'ha proprio preso. In particolare mi è sembrata debole la parte musicale. Sarà che le canzoni sono troppo da Broadway, ma le mie orecchie hanno fatto fatica a sentirle e mi hanno chiesto in più di un'occasione di abbandonare la visione. :)
RispondiEliminaSono comunque arrivato fino alla fine e in effetti il film è pure carente di cuore. Andrew Garfield offre una prova d'impatto, però l'ho preferito nel sottovalutato Mainstream. Anche perché se alla fine le emozioni non arrivano, forse la sua interpretazione, per quanto tecnicamente impeccabile, non è poi così fenomenale.
Cuore mancante simile, ma giudizio diverso.
EliminaGli ho preferito proprio le parti musicali, più personali e dirompenti, tanto che 30/90 e Boho Life continuo a canticchiarle da giorni.
Garfield ha fatto di meglio (Under the silver lake), ma si sa che gli americani vanno matti per i musical e alla fine, pure io.
Facile immaginarlo agli Oscar.