5 novembre 2021

Braveheart

#LaPromessa2021

Ma come, non avevo mai visto Braveheart?
In realtà, come tutti i bambini degli anni '90, anch'io sono scresciuta in una casa in cui il mito di Mel Gibson era alto: attore amato da genitori che si fidavano ciecamente dei suoi ruoli, dei suoi film, e che nonostante massicce dosi di sangue e violenza, li fanno vedere anche ai loro figli.
Poi, però, si cresce.
E Mel Gibson si rivela essere un attore non così eccezionale, un regista fin troppo pignolo, un essere umano su cui avere dei dubbi in quanto a punti simpatia, e quindi scade, decisamente.
Ma diciamolo: l'immagine del suo volto dipinto in bianco e azzurro che aizza la folla di soldati, le sue natiche mostrate ai nemici, resteranno nella storia.


Anche se per un film che di storico ha gran poco, romanzata come si è la storia di William Wallace, il monaco-soldato, il ribelle che ha dato nuova linfa alla rivolta scozzese contro gli inglesi.
Siamo alla fine del 1200, per essere precisi, e giustamente Mel Gibson ha deciso di metterci di mezzo l'amore come elemento scatenante di una rivolta.
Cosa può tirare di più, a Hollywood, se non l'amore?!
Un amore segreto e romantico, di quelli che tra sguardi rubati, fughe a cavallo, matrimoni notturni, occupa ben un'ora di un film colossal a tutti gli effetti ma con pochissimi effetti speciali dalla durata che sfiora i 180 minuti.
Poi, per mia fortuna, arrivano le battaglie.


E lo dico io che patisco da sempre le scene d'azione!
Ma sì, molto meglio queste che rallenti e sorrisini e carezze di un Mel Gibson beone.
Meglio vedere colpi di fendente e frecce scossare, cavalli stramazzare al suolo e re sacrificare le sue stesse truppe in quelle che sono tre battaglie a cui si inframezzano siparietti politici di poco peso, di figure rese macchiette storicamente inattendibili, fino ad arrivare ad un finale in cui ormai William Wallace non è più un semplice ribelle, un soldato capace: è una vera e propria leggenda, che si vendica e che vince, che ha un'amante d'altissimo rango e che però finisce vittima dell'ennesimo complotto a ribadire con un grido finale la sua purezza.


Wow.
Che epica.
Che passione.
Che storia!
Come l'ha romanzata bene Mel Gibson nella sua seconda regia, come c'ha preso dentro buttandoci un paio di scene d'amore, una delle quali con Sophie Marceau, come ha fatto accrescere il suo ego, nell'essere un ribelle dal cuore d'oro, riuscendo pure a fare un credibile accento scozzese che niente ha da invidiare a quello strettissimo di Tommy Flanagan, che mi ha riportato alla mente il suo incomprensibile Chibs di Sons Of Anarchy.
Capisco i miei genitori e un'intera generazione che lo ha venerato, che ha premiato il suo colossal con un Premio Oscar, anzi, cinque: miglior film, regia, fotografia, trucco e montaggio sonoro nel 1996.


Se non si va a leggere sui libri di storia o semplicemente su Wikipedia, Braveheart fomenta, intrattiene, scalda il cuore e pure un certo orgoglio patriottico. 
Verso quegli indipendentisti della Scozia, ovviamente.
E allora, per una volta, chiudo gli occhi anch'io. 
Su certe inesattezze, su quello che Mel Gibson si è rivelato con gli anni, su una certa antipatia nei suoi confronti e una certa bellezza che non gli troverò mai. E chiudo gli occhi pure su un sequel sconosciuto uscito nel 2019 in cui Angus Macfadyen  torna a vestire i panni di Robert the Bruce (e sì, proprio questo è il titolo).
Chiudo gli occhi, sì, perché Braveheart si è meritato tutta la mia attenzione ed il mio entusiasmo per 177 lunghi minuti.

10 commenti:

  1. Per un certo cortocircuito visivo, l'ultima foto del post mi ha sempre ricordato Highlander... Altro mondo ovviamente come film, però essendo io tamarro inside l'ho sempre preferito a Braveheart, che ho visto, ma non lo tengo così nel mio cuore.

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    1. Per un cortocircuito mentale, li ho sempre confusi questi film, sarà la Scozia, saranno gli anni in cui sono usciti, e chissà che l'anno prossimo non mi recuperi proprio Highlander di cui ricordo pochissimo.

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  2. Io credo di averlo visto solo una volta, in TV. Non ricordo particolare entusiasmo, ma indubbiamente si tratta di un film iconico.

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    1. A sorpresa regge bene al passare degli anni e all'antipatia accumulata da Mel.
      E finalmente, ho dato un senso anche alle sue natiche viste e riviste tra GIF e spezzoni.

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  3. A mani basse potrebbe essere uno dei film più visti a casa Cassidy, non so se l’ho visto più volte io o mio padre, sarebbe una bella lotta ;-) Retorica, padellate di retorica, anche a discapito della storia ma il cinema (soprattutto quello di Mad Mel Gibson come regista) vive sull’epica e le emozioni, che qui non mancano, potrei vederlo mille volte (cosa che in effetti ho fatto) e ogni volta finirei per esaltarmi, ben felice che ti sia piaciuto ;-) Cheers

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    1. Rivederlo anche no, ora che mi sono tolta questo sassolino, ma se mi avessero detto che a distanza di anni mi sarei esaltata per un film di e con Mel Gibson, li avrei presi per pazzi.

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  4. Confesso che non ricordo di averlo visto per intero, e da quel poco che ricordo non mi aveva entusiasmato troppo. Penso che sicuramente, anche in prospettiva per l'epoca in cui è stato girato, possa essere avvincente. Ora non credo lo guarderei, perché come dici tu Mel Gibson suscita un po' di antipatia anche a me!

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    1. Ci vuole una buona scusa per rivederlo, quindi ti capisco. Ma visto il minutaggio, visto Mel, poteva andare molto peggio, e invece ancora regge.

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  5. Ho evitato il film del 2019...troppo bello questo film per "tradirlo" così ;)

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