24 settembre 2019

Unbelievable

Mondo Serial

Si può accusare Netflix di tante cose: di produrre serie pensate appositamente per i fan, di cavalcare facili onde e mode, ma quando si tratta di miniserie, l'impegno è notevole.
Miniserie di denuncia, che fanno sorgere movimenti, riflessioni e impegno, soprattutto.
Ed è questo che, assieme a una buona dose di intrattenimento, chiedo a una serie TV.
Unbelievable fa arrabbiare.
Fa anche appassionare, sfruttando il genere investigativo a cui appartiene.
Ma non è tanto l'identità dello stupratore seriale che tiene desto l'interesse, né i metodi investigativi o le investigatrici stesse che lavorano sul caso.
È lo sguardo della vittima.
Una vittima che si ritrova a dover raccontare -e quindi rivivere- la sua esperienza in continuazione, per soddisfare i vari anelli della polizia e dell'ospedale, una vittima che non viene vista come tale, perché -chissà come mai- i pregiudizi sono duri a morire e si fatica a credere ad una denuncia di stupro.



È quello che succede a Marie Adler, un passato non facile fatto di case famiglia e abusi, un presente che la vede cercare la sua strada a fatica. Finché una notte uno sconosciuto non la sveglia, abusa di lei e poi, ad abusare, a non crederle, è la polizia stessa che la spinge a ritrattare la denuncia e a denunciarla a sua volta per falsa testimonianza.
Facciamo un salto di tre anni: un altro stupro, un'altra vittima e un altro detective, che però la tratta come tale.
Le lascia i suoi tempi, i suoi spazi, non la giudica.
Le crede, soprattutto.
E inizia ad indagare, a unire pezzetti, ad avere fortuna trovando sulla sua strada un altro detective e altri casi simili: lo stesso modus operandi, probabilmente lo stesso assalitore.
Parte così un'indagine come si deve, mentre assistiamo alla piega che la vita di Marie prende, da tutti accusata, mal giudicata, evitata.
Due pagine di una stessa storia, che non trova conforto nel sapere quell'assalitore con i giorni contati.


Si diceva, a una serie TV si chiede impegno e capacità di far riflettere.
Unbeliavable questo fa.
Come già per When they see us, si parte da una storia vera per renderle ulteriore giustizia.
Pone gli stessi detective in una luce nuova, mette in evidenza il perché le vittime di stupro faticano a denunciare.
Lo fa avvalendosi di un trio di attrici come Toni Collette, Merritt Wever e la giovane Kaitlyn Dever. Lo fa costruendo personaggi a tutto tondo, in cui la componente femminile ha ovviamente il suo peso e porta a pensieri, esternazioni, confessioni che rendono quei personaggi ancora più veri.
Certo, l'intrattenimento anche quando si fa indignazione è tenuto in conto, e chi storce il naso può vedere nei personaggi granitici della Duvall e la Rasmussen alcuni cliché tipici delle serie investigative, ma il risultato è qualcosa di forte, di bello, in cui finalmente credere.

Voto: ☕☕/5


5 commenti:

  1. Proprio ieri mio padre me la consigliava al telefono. Recupererò presto!

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    1. Anche se era già nella lista di Netflix, me l'ha consigliata proprio mia mamma. L'ho finita prima di lei ma ne è rimasta entusiasta, davvero ben fatta.

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    2. Ahahahah, ci vuole una rubrica a cura dei genitori, allora!

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  2. Sei una sicurezza, ieri sera ho visto sul paginone di Netflix questa serie con Toni Collette (garanzia quasi assoluta di qualità umanoide per me) chiedendomi se poteva piacermi, ora lo so. Mille grazie ;-) Cheers

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    1. Sì, è sulla scia di When they see us: prepara indignazione e fazzoletti. Il cast tutto al femminile è di quelli da garanzia totale ;)

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