3 settembre 2019

Venezia 76 - The King

L’idea di partenza già non era delle migliori: condensare due classici di Shakespeare in uno.
Se poi ci mettiamo un cast che strizza l’occhio al glamour, abbiamo quel film storico di cui possiamo fare tranquillamente a meno.
O anche un fan service a Timothée Chalamet, dal fisico non certo da re, ma che cerca di stagliarsi sulla scena in primi piani intensi a renderlo sempre più antipatico e sopravvalutato ai miei occhi.
Ma andiamo con calma, lasciamo da parte i giudizi personali su di lui.
Che qui è Hal, figlio scapestrato e disconosciuto dal padre Enrico IV, che si ritrova suo malgrado ad essere re d’Inghilterra alla morte di questi e del fratello.
L’idea di un regno di pace, senza rispondere a minacce o provocazioni, dura poco.
Si parte infatti contro la Francia, cercando di espugnarne il trono.



Inizia così la più classica delle campagne di guerra, con lunghi assedi, con piani ben studiati, con sangue, fango e onore al servizio del re.
Come se tutto questo non lo avessimo già visto altre volte, come se Shakespeare non si meritasse di meglio di richiami continui a Game of Thrones (in particolare alla Battle of the Bastards).
Non basta nemmeno un buffo e improbabile Robert Pattinson principe di Francia dall’accento improbabile, non basta una Lily-Rose Depp che alimenta il gossip, perché resta un film prevedibile nei suoi intrighi, nei suoi morti e nelle sue svolte, che poco aggiunge di nuovo al genere.
Vivrà della fama dei suoi protagonisti e della produzione Netflix, ma con i suoi dialoghi esagerati e la sua fotografia cupa, annoia al primo sguardo.

1 commento:

  1. Un film sostanzialmente inutile ma innocuo. Chalamet, dopo aver ricevuto tanti elogi ma pochi dollari, deve passare alla cassa. Lo capisco.

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