2 settembre 2019

Venezia 76 - Wasp Network | Adults in the Room

Sembra l’anno delle grandi spiegazioni politiche/economiche questo.
Dopo The Laundromat (anzi, prima, visto che nel programma ufficiale sono stati presentati un paio di giorni fa), tocca non a uno, ma a ben due lungometraggi fiction con intenti documentaristici.
Sì, prometto di essere breve.

Wasp Network
L’instancabile Olivier Assayas si diverte a stupire.
Se lo scorso anno era in concorso con il fiume di parole de Il gioco delle coppie, interrogandosi sul presente e sul futuro dell’editoria, ora ci illustra una pagina di storia mondiale non così conosciuta, pur essendo piuttosto recente.
Si parla di spie, doppi e tripli giochi, con gli americani da una parte e i cubani dall’altra. Agenti che si infiltrano tra le fila di terroristi anti-castristi e l’FBI che tutto monitora.
Per capire questo gioco, ci vuole un po’.



Assayas si prende tempo per confondere e mostrare uno dopo l’altro gli agenti disposti ad abbandonare la famiglia e farsi passare per traditori, pur di carpire rotte e piani di questi terroristi, che da Miami volano sui cieli de L’Havana aiutando chi è in fuga, spargendo volantini di speranza.
Quando finalmente questo gioco ci è chiaro, e chiari ci sono i protagonisti in azione, resta però poco altro da aggiungere se non attentati sanguinolenti, vite private esposte e i due Presidenti vicini più che mai alla guerra.
Il gioco sembra quindi più grande di quello che Assayas è abituato a gestire, con una fotografia patinata che non aiuta e un cast di bellissimi che un po’ fa storcere il naso. Certo, Penelope Cruz, Ana De Armas, Edgar Ramirez, Gael Garcia Bernal e un sorprendentemente affascinante Wagner Moura sono un gran bel vedere, ma una storia simile -misconosciuta, dimenticata- poteva essere raccontata in modo diverso.
Chiedere a Soderbergh o McKay.

Adults in the Room


Anche la crisi economica della Grecia poteva essere raccontata in modo diverso.
Un’altra pagina recentissima, che il regista Costa-Gravas ha deciso di rendere pubblica, attraverso la consulenza dell’ex ministro dell’economia del governo Tsipras Yanis Varoufakis.
Ora, se mi addormento ad un film, di solito non ne parlo.
Ma se mi addormento in un film è già di per sé un giudizio su quanto sto vedendo.
Qui, con una ventina di minuti persi, resta la sensazione che avendo potuto osare di più, scegliendo la strada di un Soderbergh o di un McKay tutto poteva essere più chiaro e godibile.
Almeno, per me.
Che ho faticato a sopportare il protagonista Christos Loulis e ancor più la sua voice over che spunta qua e là.
Le lezioni di storia e di economia al cinema non sono per tutti.

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