L'avevo scoperta per caso, poco pubblicizzata dalla sua stessa piattaforma, poco chiacchierata nei soliti siti.
E mi aveva spezzato il cuore.
A più riprese.
Ridotta in lacrime ad ogni episodio.
Si racconta di un lutto impossibile da superare: un marito, un fratello e un collante, che forse è caduto, forse si è gettato in quel vuoto.
Si racconta di chi cerca di andare avanti, tornando a vivere con la madre, cercando l'equilibrio.
E si racconta anche di chi non c'è più, della sua convivenza con la depressione, della sua lotta per resistere.
Si torna a un anno di distanza in seno alla famiglia Shaw, e un po' di sole in rapporti sempre difficili tra sorelle e genitori, c'è.
C'è di nuovo la bellezza, la bravura, la spontaneità di Elizabeth Olsen nel mettere in scena il lutto e la vedovanza, fregandosene dei cliché, dei luoghi comuni.
Parlando davvero con il cuore.
Anche quando sbaglia, giudica, esagera.
È bellissima, imperfetta e perfetta allo stesso tempo.
Ma il racconto a questo giro si fa più corale, e se Amy se ne va momentaneamente, lascia spazio a Jules e alla sua ricerca di sé e delle sue origini, a Danny -soprattutto- e alla visione diversa che aveva e ha su Matt.
Persino il dolore più atroce si addomestica, cantava Carmen Consoli.
E così quando tutto sembra andare meglio, l'amore e l'equilibrio ritrovato, ecco che arriva la botta.
Che il tempo non può rimarginare certe ferite, restano lì, ad aspettare il sale che le fa tornare vive.
Un sale fatto di una vita che non si conosceva, di desideri che non si sapeva possibili.
Ora scritti lì, in un murales, tra i banchi di scuola.
Ora in sogni che sono presagi, sono segni.
Mentirei però se dicessi che Sorry for your loss non è cambiato, se dicessi che è rimasto dolorosamente bello come la prima stagione.
Già il fatto che personaggi fondamentali non ci siano, che storie si aprano e si chiudono, rende diversa la scrittura.
Confusa, a tratti, indecisa sulla decisione da prendere.
La sensazione è che il meglio lo si è già dato, e che ora arrivare alla stessa intensità non sia facile.
Non lo è, e se ne risente.
Anche in quel finale, quasi frettoloso, pur a testimoniare quanto la Consoli ha ragione, ho faticato a mandarlo giù.
Restano momenti splendidi, però, restano flashback inseriti a puntino, restano pianti in un bagno, articoli su un eyeliner, camminate in piena notte che rendono speciale, unico, il racconto di questo dolore.
Ed episodi da incastonare (Mr Greer, 2x04 e Norway, 2x05) che fanno di questa serie la piccola gemma che è, pronta per essere scoperta.
Voto: ☕☕☕½/5
Sto recuperando ora la prima, shame on me!
RispondiEliminaNon l'avevi ancora vista?! Uh, a quanti fazzoletti sei arrivato?
EliminaInnanzitutto ti ringrazio ancora perché questa serie me l'avevi fatta scoprire tu.
RispondiEliminaE poi mi ritrovo d'accordo con questa opinione positiva, ma non del tutto, della stagione 2. La prima metà è splendida. Io ho adorato soprattutto la seconda puntata. Nella seconda parte invece cala un pochino...
Non so, negli ultimi 5 episodi manca la zampata. Però nel complesso è una delle cose più emozionanti viste negli ultimi tempi. Forse ci vorrebbe una terza e ultima stagione e non tirarla ulteriormente per le lunghe.
Grazie a te per aver seguito il consiglio :)
EliminaLa si deve vedere preparati, e infatti a non trovarmi sempre in lacrime ci sono anche rimasta male. Qualcosa cede, qualcosa nella rinascita di Leigh stride. Ma un finale come si deve è meglio che lo facciano, già questo non mi ha convinto troppo.